Posts written by Marcopoggi

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    Vi ho postato il vero finale della saga, che prima non precedeva il dialogo fra Devil e Kingpin in ospedale, ma succedeva allo scontro fra la Vedova Nera e Silvermane. Alcune cose sono ripetute, altre rivelate (come il fatto che Kingpin è costretto a psgare le spese ospedaliere della figlia del suo ex avvocato). Diciamo che se questa fosse solo una saga di Devil il finale che avete letto non sarebbe così necessario, ma Devil è un ospite quanto lo è Kingpin, quindi dovete gustarvela.
    Aspetto vostre opinioni, grazie.

    Marcopoggi
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    STAN LEE AVREBBE VOLUTO PRESENTARE:

    PROLOGO


    “Buonanotte, New York, sono Jennifer Flanagan e questo è il notiziario delle ore 11 di Canale 4. I giorni di convalescenza all’ospedale Bellevue di Wilson Fisk, il mercante di spezie sospettato d’essere Kingpin, lo zar del crimine di questa città, scampato ad un recente attentato alla sua vita mentre si svolgeva un processo a suo carico, sono terminati. Accompagnato dalle sue guardie del corpo, Fisk è apparso in forma all’uscita dall’ospedale, anche se ha rilasciato un “no comment” circa il suo coinvolgimento sulla morte dell’ex-boss di Hell’s Kitchen Salvatore”Sal” Calogero e la visita del vigilante in rosso Devil nella sua stanza alcuni giorni dopo la sua operazione. Fisk è apparso abbastanza contrariato, prima d’entrare nella sua limousine e andarsene. Il noto avvocato di Fisk, Cornelius Bryant è stato arrestato e rinchiuso in una cella d’isolamento ben sorvegliata del penitenziario di Ryker’s Island, dopo aver attentato, anche lui, alla vita del suo datore di lavoro, per conto del boss Silvio Manfredi, detto Silvermane. “L’ho fatto per mia figlia”, ha tuonato Bryant ai nostri microfoni con un sorriso triste. Quanto a Silvermane, il suo corpo cibernetico è stato trasferito alla “Volta”, il carcere per supercriminali, ma non si è ancora ripreso dall’ultimo scontro avuto con la nota supereroina e spia Vedova Nera. Ancora latitante la ninja Elektra Natchios, evasa subito dopo l’attentato a Fisk. Si teme non abbia lasciato traccia di sé, anche se qualcuno afferma di averla vista in azione come mercenaria-assassina in Congo e a Tokyo, con grande delusone degli avvocati Matthew Murdock e Franklin Nelson della “Nelson & Murdock”che l’avevano convinta a testimoniare al processo Fisk.”

    NATASHA ROMANOFF, LA LETALE VEDOVA NERA IN: APPUNTAMENTO SOPRA L’EMPIRE STATE BUILDING.

    Un racconto di Marco Poggi, basato sui personaggi di Stan Lee.

    Parla la Vedova Nera i persona: Stasera non volevo mettermi il costume nero ed uscire fuori, volevo solo starmene sdraiata a letto con addosso solo una camicia da notte trasparente, facendo la ricca signora russa annoiata nel mio lussuoso attico nel centro di Manhattan. Volevo oziare davanti alla tv, vedere la maratona dei film anni’40 che adoro, bere champagne e mangiare caviale del Volga, spalmato sui cracker. Invece, Devil mi ha chiamato al cellulare, mi ha detto di raggiungerlo in cima all’Empire State Building e sono accorsa da lui, perché, anche se io e Matt abbiamo troncato da una vita, Matt resta sempre il mio più caro amico. Corro a perdifiato e salto di tetto in tetto, finché non raggiungo la cima dell’edificio dove lo scimmione King Kong si è arrampicato, prima d’essere abbattuto dagli aerei. Davanti a me, c’è Devil con il suo riconoscibile costume.
    - Grazie d’essere venuta, Natasha. – sorride il rosso, salutandomi con la mano - Dopo giorni grigi come questo, è bello sapere che tu sei mia amica e che rispondi sempre quando ti cerco. -
    - Il piacere è mio, Devil, che cosa c’è? –
    - Foggy ed io siamo stati tempestati di telefonate nel nostro ufficio e abbiamo ricevuto anche delle lettere…da Wilson Fisk. –
    - Da Wilson Fisk…Kingpin? – ripeto – Perché mai? –
    - E’ il suo modo per “ringraziarci” d’avergli salvato la vita da Silvermane…Come aveva minacciato in tribunale, ha fatto causa al nostro ufficio legale ed ora siamo sommersi dai debiti. In più, - sbuffa Devil – ha trovato il modo di rinviare il suo processo a data da destinarsi! –
    - MADRE VOLGA! – esclamo.
    - Abbiamo anche ricevuto telefonate dai legali di Silvermane e, anche loro, ci vogliono far causa. – continua Devil – Inoltre, sembra che per “ricaricarlo” ci vorranno dei mesi. – abbassa la testa, Devil.
    - …E dire che l’ho arrestato io! – poi cambio tono e chiedo – E Arcade? –
    - Sparito! – risponde seccamente - Sembra che in cella, al suo posto, le guardie abbiano trovato uno dei suoi robot. Stessa cosa dicasi per la sua complice, miss Locke. –
    - E l’avvocato…Cornelius Bryant, detto lo “Squalo”? –
    - E’ nella sua cella, ben sorvegliato, ma vuole delle solide garanzie per testimoniare. –
    - Quali, la figlia che dev’essere operata in Svizzera…Sarah, si chiama così? –
    - No, altre. – scuote la testa - La questione della figlia, forse, l’ho risolta io, andando a far visita a Kingpin, prima che lo dimettessero dal Bellevue, ricordandogli che gli ho salvato la vita e che mi deve qualcosa in cambio. –
    - Lo zar del crimine newyorchese che paga le spese per l’operazione della figlia dell’uomo che l’ha tradito e che intendeva ucciderlo? – sorrido – E’ giustizia poetica. –
    - Starò meglio solo quando saprò che la ragazzina sarà fuori pericolo. – afferma – Io, però, non mi rassegno, voglio nuovamente portare Wilson Fisk in un’aula di tribunale. –
    - Anch’io non mi rassegno, “uomo senza paura”! – e con un guizzo, lo abbraccio e lo bacio, come se fossimo ancora insieme.
    - Ehi, Natasha…che ardore! – esclama Devil, un po’ imbarazzato – Perché? –
    - Perché? – ripeto, come un’adolescente alla prima cotta – Perché non sono come Elektra (sono gelosissima di lei con te) e non t’abbandono, Matt Murdock…Sei la persona che avrei voluto essere da sempre e meriti che le cose ti vadano per il meglio! –
    - Natasha Romanoff, sei una donna impagabile…ti adoro! – contraccambia il mio bacio e poi alza lo sguardo e dice – Seguimi, rossa, facciamo finta che questi anni che ci hanno visti separati non siano mai esistiti. – e balza verso l’altro palazzo, appeso alla sua fune.
    - Guarda, Matt, che ti prendo in parola! – gli sorrido, seguendolo nella sua crociata notturna.

    FINE

    Marcopoggi
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    Iin realtà, qui doveva esserci il vero finale con Devil e la Vedova Nera, ma non potevo non presentare una storia con Kingpin che si è ripreso e che parla con DD degli ultimi avvenimenti. Spero vi piaccia, fatemi sapere.

    Marcopoggi
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    Scusate il ritardo:

    STAN LEE AVREBBE VOLUTO PRESENTARE:

    IL RISVEGLIO DI KINGPIN - L’EROE E IL BOSS.

    Un racconto tie-in di Marco Poggi, basato sui personaggi di Stan Lee.

    Ospedale Bellevue, stanza 304. Il noto mercante di spezie Wilson Fisk, alias Kingpin, lo zar del crimine di New York ha ripreso conoscenza, dopo essere sopravvissuto a ben tre attentati alla sua vita e ad una lunga operazione, dove gli hanno estratto diversi mini-proiettili dal petto. Senza perdere tempo, il nerboruto boss si è messo ad abbaiare ordini non solo ai suoi sottoposti, ma anche ai medici e alle infermiere facendo diventare la sua camera da letto una seconda versione del suo ufficio privato. In attesa di essere dimesso, mentre è indaffarato a leggere dei documenti a letto, e mentre le sue guardie del corpo sorvegliano l’entrata della sua stanza, Kingpin sente come una brezza di vento leggero accarezzargli le guance paffute.
    - Buongiorno, Devil, o devo dire avvocato Matthew Murdock? – inizia a dire con tono pacato, senza voltarsi - Perché te ne stai lì accovacciato alla finestra in silenzio; vieni dentro e parliamo come due persone civili, ti va? -
    - Complimenti, Fisk, hai un udito molto acuto. – risponde Devil, facendo un balzo e una capriola dalla finestra ai piedi del letto – E dire che, fra noi due, il cieco sono io. –
    - Non ti stupire, Murdock, – ribatte Fisk – dopo tutti questi anni, ti conosco fin troppo bene. Se non volevi farti sentire, non ti avrei notato, invece volevi che io mi accorgessi di te. –
    - Hai ragione. - annuisce Devil – Voglio parlarti faccia a faccia. –
    - Bene – sorride il boss in maniera maligna – Prima, però, lascia che ringrazi te, la Vedova Nera e Elektra per avermi salvato la vita…per ben tre volte. –
    - Facciamo parte dei tuoi avversari, Fisk, è vero, ma, a differenza di Silvermane e di altri boss del crimine di questa città, noi non vogliamo che tu venga ucciso, perché devi scontare a vita i tuoi crimini in una robusta cella. – gli risponde Devil.
    - Dici questo per seguire il tuo senso di giustizia, non è così? – afferma Kingpin – Sei così scontato, Murdock che quasi mi diverti. A proposito, ti faccio i miei complimenti; sei anche riuscito a convincere un’assassina come Elektra ad aiutarti e a non toccarmi, si vede che il legame che vi lega è ancora forte. Spero che tu in quei bastoni non nasconda un mini-registratore, proprio ieri ho fatto ripulire questa stanza e tutto l’ospedale dalle “cimici” che aveva nascosto la Vedova Nera. –
    - Maledetto. – digrigna fra i denti Devil, stringendo il suo bastone – Ti sei anche sbrigato a mandarmi, in ufficio, un tuo “presente”, dai tuoi legali. -
    - Credevi che quel verme di Cornelius Bryant fosse l’unico a rappresentarmi? – ribatte Kingpin – L’avevo detto, quel giorno in aula, che avrei querelato la “Nelson & Murdock” per avermi perseguitato e l’ho fatto…legalmente, come piace a te, Murdock...Sarà facile, per me, ottenere un rinvio dell’udienza a data da destinarsi…un rinvio molto lungo. – Kingpin fa un grosso respiro e poi continua - Ho permesso a te e a Nelson di trascinarmi in tribunale per farvi godere i vostri “15 minuti di popolarità”, ma, come si dice, il gioco è bello finché dura poco…Eh, eh, eh! –
    - Dimentichi Silvermane e Cornelius Bryant, Fisk. – gli ricorda Devil.
    - Silvermane prima di essere un boss del crimine, è un italiano, quindi sa che cosa significa la parola omertà. – gli risponde Fisk – E poi, da quando è diventato un ciborg ha certe “crisi d’energia” che, poverino, da umano non aveva. Si, lui mi detesta e mi vuole fuori dai giochi, ma detesta più te che me, e, di certo, penserà ad una scappatoia per evitare il processo…Se non lui, lo faranno certamente i suoi legali. Quanto a Bryant, – cambia tono – è un pesce piccolo, forse ben sorvegliato nella sua cella, è vero, ma non per questo non raggiungibile...è solo una questione di tempo. Che cosa credi? Che io abbia paura d’andare in prigione? Che con me in cella, finisca il regno del crimine di Kingpin? Sei un illuso, dentro o fuori, la città di New York la comando io! –
    - E’ una minaccia, o cosa? -
    – Solo un avvertimento, Murdock. – dice Fisk - Comunque, ora mi stai solo annoiando. Quindi, prima che chiami le mie guardie del corpo per sbatterti fuori con la forza, dimmi: qual è il vero scopo di questa tua visita in ospedale? -
    Devil si avvicina al letto, tira fuori una fotografia dalla tasca e la mostra a Kingpin, che la prende con una delle sue gigantesche mani.
    - Salvala. – gli ordina Devil.
    Il boss del crimine osserva la foto in silenzio per alcuni istanti, riconosce la persona ritratta e cambia espressione del viso.
    - No, Murdock, non mi puoi chiedere d’aiutare proprio lei. – afferma.
    - Devi farlo…Sei costretto a farlo…Mi devi tanto, troppo per rifiutare! – ribatte Devil con tono aspro.
    Allora, Wilson Fisk, messo alle strette, prende il suo cellulare e compone un numero.

    Prossimo numero: Appuntamento sopra l’Empire State Building.

    Marcopoggi
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    La parte action della saga finisce qua, fra una settimana posterò la prima delle due conclusioni: quella riservata a Devil e Kingpin che è in convalescenza. :beer:

    Marcopoggi
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    STAN LEE AVREBBE VOLUTO PRESENTARE:

    NATASHA ROMANOFF, LA LETALE VEDOVA NERA IN: SILVERMANE SCATENATO.

    Un racconto di Marco Poggi, basato sui personaggi di Stan Lee e Frank Miller.

    Parla la Vedova Nera in prima persona: Ho seguito la limousine nera per tre lunghe ore. Stanotte, Silvermane mi ha fatto girare per mezza città e, come prevedeva Matt, l’auto si è fermata nei pressi del Bellevue di Manhattan. Dalla cima d’un palazzo vicino, osservo il ciborg con un trench color crema addosso ed un cappello nero in testa entrare dentro l’ospedale. Sorrido, chiamo Matt al cellulare e poi scendo giù per occuparmi degli uomini che il boss ha lasciato di guardia in macchina (la parte più facile della mia missione). Mentre sono intenta a mostrare ai miei avversari i miei calci rotanti migliori, attivo l’auricolare per trovare Silvermane (recentemente ho disseminato di microspie ogni stanza dell’ospedale, vestita da infermiera) e ci riesco. Sento che è entrato nella camera privata di Wilson Fisk e, come se potessi vedere la scena, immagino Silvermane avvicinarsi alla sua vittima mentre mormora davanti al suo letto:
    - Ciao, Wilson…Non avrai creduto che me ne sarei andato via da questa città senza salutarti. Ti ho sempre invidiato, ciccione, quand’ero umano eri più forte di me, lo riconosco. Ora, però sono cambiato, posso affrontarti da pari a pari, anche se avrei preferito vederti in forma, anziché attaccato a queste macchine ed in un letto d’ospedale. Peccato non possa aspettare di più, ti spezzerò il tuo grasso collo adesso, tanto i tuoi uomini non possono aiutarti e gli infermieri sono stati ben pagati perché facciano altrove il loro giro di notte. –
    - Mi permetto di dissentire, vecchio fossile! – esclamo, mentre irrompo dalla finestra e lo colpisco con un doppio calcio in faccia.
    - Aaargh! – impreca il boss cadendo a terra - Vedova Nera…Credevo d’aver messo fuori pista sia te che Devil. -
    - Credevi male. – affermo puntandogli contro i miei “Morsi di Vedova” – Non ti muovere vecchio, o sparo. –
    - Potevi intimidirmi così quand’ero un umano, bellezza…- si mette a ridere come un folle - MA ORA SONO CAMBIATO E LE DONNE COME TE NON MI FANNO PIU’ PAURA! - e gettato via il trench, rivela il suo corpo cibernetico, spingendo me e sé stesso fuori dalla finestra da cui sono entrata.
    Mentre cadiamo verso il basso, lui mi tempesta di colpi molto forti e veloci…Vuole farmi sfracellare sul tettuccio della sua limousine e scappare via. Senza perdere un istante, con una mossa veloce, riesco a capovolgermi e a far sì che l’unico a distruggere la capote della sua auto sia Silvermane stesso, il quale, ovviamente, non si fa niente essendo corazzato.
    - Mi hai fatto male. – affermo, asciugandomi il sangue dalle labbra con il braccio – Credevo che un italiano come te trattasse bene le donne, “don Silvio”! -
    - Smettila di prendermi in giro, maledetta spia! – urla Silvermane avventandosi su di me come una furia.
    - Silvermane, cosa c’è? Sei lento, forse? Avanti, sono qui, cosa aspetti a colpirmi di nuovo? – continuo a sfotterlo saltando qua e là, prima che mi colpisca di nuovo.
    - Stai solo ritardando l’inevitabile, Vedova Nera. – mi dice Silvermane sferrando un pugno che scanso a fatica – Tu e il tuo amico Devil non riuscirete a portarmi in un’aula di tribunale…Non ho mai subito un processo da umano, figuriamoci adesso che sono una macchina per uccidere! Ehi, ma dove scappi? Co…Cosa fai? –
    - Si chiama capriola, Silvermane…ed ora sono sopra di te! – gli dico, subito dopo aver compiuto l’acrobazia ed aver bloccato le sue braccia meccaniche con una forte stretta di gambe.
    - Ehi, scendi subito, dannata…SUBITO, HO DETTOOOOO!
    - Non prima d’aver fatto…questo! – e, posizionando i miei “Morsi di Vedova” sopra le sue tempie, li attivo alla massima potenza e gli mando il cervello in pappa.
    - AAARGH! – urla Silvermane, cadendo a terra svenuto.
    - …e così crollò il grande capo del Maggia! – commento ad alta voce, dopo aver compiuto un’altra capriola verso terra.
    - Bel lavoro, Vedova Nera, temevo che non ce l’avresti fatta, ma…ben fatto! – dice una voce alle mie spalle, battendo le mani.
    - Devil! – esclamo felice, voltandomi indietro e riconoscendolo – ma da quando sei qui? -
    - Da quando ti sei messo a sfottere il tuo avversario in strada, “vecchietta”. – interviene Elektra, che stava dietro al rosso.
    - Ah, ci sei anche tu, “ragazzina”, pensavo te ne fossi andata via, visto la taglia che pende su di te…Sei appena evasa da un carcere di massima sicurezza e ciò è contro la legge. –
    - Pensa agli affari tuoi, Natasha. – mi sussurra a denti stretti.
    - Sarà meglio legare Silvermane con questa resistente corda di Adamantio, prima che si svegli. – afferma Devil, tirandola fuori dal suo costume, come per magia.
    - Così gli hai fritto il cervello, eh, Vedova? – mi chiede, ironica, la ninja greca.
    - Friggere? – ripeto – A proposito di friggere, sono le tre di notte ed ancora non ho cenato…Che ne dite d’andare al “Coffee Bean” dietro l’angolo, subito dopo aver consegnato Silvermane alla polizia, per farci un’omelette con il beacon? – e ci mettiamo tutti e tre a ridere.

    Prossimo numero: Il risveglio Kingpin - L’eroe e il boss.

    Marcopoggi
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    Tra oggi e domani pubblicherò "SILVERMANE SCATENATO", storia che ho diviso in un due parti per agevolarvi la lettura e perché ho natotato che il prologo + il racconto vero e proprio erano lunghi. -_-

    Marcopoggi
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    STAN LEE AVREBBE VOLUTO PRESENTARE:

    NATASHA ROMANOFF, LA LETALE VEDOVA NERA IN: PROLOGO DI SILVERMANE SCATENATO

    Un racconto di Marco Poggi, basato sui personaggi di Stan Lee e Frank Miller.

    Nella villa fuori New York del boss del Maggia Silvio Manfredi, alias il ciborg Silvermane, una fortezza quasi impenetrabile e super-sorvegliata, è improvvisamente calato il buio, mettendo in agitazione il boss e le sue guardie del corpo. I responsabili del black out sono il vigilante cieco Devil, la ninja in rosso Elektra e la letale spia Vedova Nera che, con una facilità disarmante, penetrano nell’ufficio del boss e mettono fuori combattimento i suoi uomini, facendolo intervenire di persona nella battaglia.
    - COME OSATE…COME OSATE VOI ESSERI IN COSTUME PROVOCARE UN BLACK OUT E PENETRARE NELLA MIA VILLA? COME OSATE SFIDARE L’IRA DI SILVERMANE? – domanda il boss prendendo, con il suo braccio potenziato, il bavero del costume della Vedova Nera e scagliandola contro Elektra che lo stava per attaccare con i suoi Sai.
    - Ci sono dei testimoni pronti a giurare che sei tu il mandate degli attentati a Wilson Fisk, Silvermane, - interviene Devil, prendendolo a calci - le stesse persone che hai assunto per tentare d’ucciderlo durante il suo processo e la degenza in ospedale. –
    - Ahh! – impreca Silvermane per il colpo di bastone in testa che lo fa indietreggiare di alcuni metri – Venderò cara la mia pelle, maledetto vigilante! –
    - Cara? – ripete Elektra, rialzandosi e tornando all’attacco – Vediamo se puoi ancora sanguinare, macchina di morte. – e lo sfregia con il suo Sai.
    - Prendi, Silvermane! – esclama la Vedova Nera, sparandogli contro una scarica laser dai suoi bracciali d’oro.
    - Sei finito, Silvermane, la tua resistenza è allo stremo. – dice Devil, sferrandogli un pugno che lo atterra.
    - Aaargh! -
    - E’ mio! – esclama Elektra, saltandogli addosso e puntando le lame delle sue daghe vicino i suoi bulbi oculari – Scommetto che ti farebbero molto male, vecchio! –
    - Fermati, Elektra. – dice la Vedova Nera, bloccandole il braccio – Ricordati che lo vogliamo vivo. – poi, si volta verso Devil e, vedendolo dubbioso, gli chiede – Cosa c’è, qualcosa non va? –
    - Il suo battito cardiaco…il rumore del metallo dell’armatura, l’odore di…plastica che emana dalla pelle…RAGAZZE…QUESTO NON E’ SILVERMANE, MA UN IMPOSTORE… STRAPPATEGLI L’ARMATURA E LA MASCHERA!
    Senza perdere un minuto, Elektra e la Vedova Nera obbediscono e, dopo aver gettato via l’imbracatura e tolto via la maschera dal volto dell’impostore, riconoscendolo urlano all’unisono:
    - MA…MA…MA E’ IL CAMALEONTE!
    - Al vostro servizio, signore…Eh, eh, eh! – se la ride l’uomo dalla faccia bianca – Spero d’avervi intrattenuto bene. Ouch! –
    - Stai zitto, idiota! – gli sferra un pugno Elektra.
    - Po…Potete pure torturarmi, però me ne andrò in prigione felice! - continua a ghignare il Camaleonte – Felice d’aver ingannato l’uomo senza paura…Sii, questa è la mia più grande vittoria, la mia più grande performance! –
    - Credi, Camaleonte? – lo squadra Devil – In verità, m’aspettavo una mossa del genere da uno come Silvermane…Vedova, fagli vedere. –
    - Ai tuoi ordini, Devil…Protocollo termico 567218 attivato. – e, dopo essersi data quest’ordine, la Vedova Nera si auto-distrugge, sciogliendosi come neve al sole.
    - Co…Com’è possibile? E’…è un Life Model Decoy…un dannato Life Model Decoy! – impreca il Camaleonte.
    - Già, la vera Vedova Nera non è qua! – confessa Devil – Sospettavo che Silvermane mi potesse giocare un brutto tiro, così ho chiesto in prestito alla Vedova Nera uno dei suoi robot-sosia. –
    - Davvero? – non si da per vinto il Camaleonte – A quest’ora, la tua rossa troverà solo l’odore di un jet partito dall’aeroporto, ormai. Siiiii…arriverà in ritardo, perché Silvermane sa come non farsi catturare da gente come voi! -
    - Elektra, fallo tacere, per favore. –
    - Con piacere. – e alzatasi in piedi, Elektra stordisce il Camaleonte con un calcio in faccia – Il Camaleonte non ha tutti i torti, Devil, Silvermane sarà ormai lontano dal paese. –
    - No, Elektra, lo conosco troppo bene, so dov’è Silvermane e, quindi, so anche dov’è la Vedova Nera. – e così dicendo, Devil prende il suo cellulare e compone un numero.

    Prossimo numero: Silvermane Scatenato.

    Marcopoggi
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    Qusalcuno dirà: "Acccidenti, anche l'avvocato di Kingpin è coinvolto nel omplotto per assassinare Wilson Fisk"...Beh, se ci pensate bene, chi poteva tradire il suo capo, se non uno dei suoi consigliori?
    State in campana, perché le sorprese non sono davvero finite qui! :D

    Marcopoggi
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    Un intermezzo con Devil, secondo me, era dovuto, ed eccolo qui in tutta la sua interezza:

    STAN LEE AVREBBE VOLUTO PRESENTARE:

    NATASHA ROMANOFF, LA LETALE VEDOVA NERA IN: UN ALTRO INTERMEZZO COL DIAVOLO.

    Un racconto di Marco Poggi, basato sui personaggi di Stan Lee e Frank Miller.

    Ospedale Bellevue, notte fonda. Nella stanza buia dove sta dormendo Wilson Fisk, che ha appena avuto un difficile intervento, un uomo entra furtivo. Per un attimo, osserva silenzioso il corpulento boss del crimine che respira grazie alle attrezzature ospedaliere, poi estrae dalla tasca una siringa ed avanza verso il letto, toccando il tubicino che fa scorrere la medicina nelle vene. Sta per iniettare il veleno, quando un bastone vola per aria, disarma l’assassino, spezza in due la siringa e come un boomerang ritorna dal suo padrone. L’assassino si volta di scatto verso l’uomo che sta accovacciato alla finestra e, riconosciutolo, esclama:
    - DEVIL! -
    L’uomo senza paura balza addosso all’assassino bloccandolo al muro.
    - Risposta esatta… avvocato Cornelius Bryant, detto lo “Squalo”, sono proprio Devil! – gli sussurra alle orecchie, frugandolo nelle tasche e gettando a terra una pistola automatica – Ora che sei completamente disarmato, scambiamo due chiacchiere…Ti va? – gli chiede, spingendolo verso una sedia.
    - Ho i miei diritti, Devil, - protesta – non puoi trattarmi così! –
    - Diritti? – ripete Devil – Sei lo stimato avvocato di Wilson Fisk, non un assassino di professione, Bryant! Quelli veri, i due uomini corpulenti che stavano di guardia alla porta, li hai mandati a farsi un giro poco fa, perché sei la voce più autorevole dopo Fisk nella sua organizzazione…Quindi smettila di fare il duro, “Squalo”, perché non sei in un’aula di tribunale dove puoi rigirare la frittata come vuoi! –
    - Co…cosa vuoi da me, Devil? – balbetta.
    - La verità, soltanto la verità! – sentenzia Devil – Perché hai tradito Kingpin, perché lo volevi uccidere? –
    Bryant osserva, per un attimo il volto dell’uomo dalla maschera rossa, poi abbassa il capo ed ammette:
    - Hai…hai ragione, Devil, sono un avvocato, non un assassino di professione…ma anche gli avvocati più prestigiosi possono cambiare, se messi alle strette! –
    - Non mi dirai che Kingpin ricatta la tua famiglia, Bryant, perché lo so che sei divorziato! – gli dice Devil.
    - No, no, lui non ricattava la mia famiglia…minacciava solo me, come fa con tutti quelli che sono al suo servizio. Ho una figlia adolescente, di nome Sarah, con un male incurabile, sai? Eccola qui, la vedi? - estrae la foto dal portafoglio e la mostra a Devil.
    - Si…la vedo, Cornelius, - risponde Devil fingendo di vedere la ragazzina ritratta nella foto – e allora? –
    - E’ vero, sono un uomo divorziato, ma amo davvero Sarah…la amo così tanto che farei di tutto per lei…di tutto! –
    - Ma come? – si domanda Devil – Wilson Fisk ti paga uno stipendio faraonico per difenderlo in aula e tu cerchi di ucciderlo perché hai una figlia ammalata? –
    - Faraonico? – ripete Bryant sogghignando e rimettendo la foto al suo posto – Sono sommerso dai debiti, Devil, la mia ex-moglie preme per avere gli alimenti e devo anche pagare la degenza in un ospedale di Ginevra della mia bambina, che deve sottoporsi ad un’operazione così costosa che non posso permettermi! Quando ho provato a chiedere a Fisk d’aumentarmi lo stipendio lui ha risposto: “Prima preoccupati ti tenermi fuori di prigione, Bryant, e poi discuteremo del tuo aumento di stipendio!”…Questo accadeva mesi fa e non ho visto aumentare la mia parcella di un dollaro, pur facendo un lavoro encomiabile…ma la mia bambina non può aspettare oltre, deve assolutamente sottoporsi a quell’operazione! –
    - La tua storia è melodrammatica, “Squalo”…ma vera! – gli risponde Devil, captando i battiti del cuore dell’avvocato – E ora, dimmi, a chi ti sei venduto? –
    - Che t’importa di quel grassone che giace nel letto? – ribatte Bryant – Ha rovinato la tua vita, come la mia…Non lo vorresti fuori dei giochi una volta per tutte? –
    - Non per la tua stupida vendetta, ma per giustizia…La giustizia di un’aula di tribunale, per questo voglio che viva, perché sconti le sue malefatte in una robusta cella imbottita! – gli vomita addosso Devil, prendendolo per la collottola del cappotto – Ed ora, te lo ripeto: chi ti paga per farlo fuori? CHI? –
    - S…Silvio Ma…Manfredi, ecco chi! – gli risponde Bryant.
    - SILVERMANE? – si stupisce l’uomo vestito in rosso - Ma quello ora è più una macchina che un uomo. –
    - I suoi soldi, però, sono verdi quanto quelli di Fisk...e forse di più…almeno lui non bada alla cifra, Devil. – confessa Bryant.
    - Dici ancora la verità, “Squalo”. – sussurra Devil, percependo nuovamente i battiti del cuore di Bryant ed allentando la presa – Ora andiamo al distretto più vicino, perché devi raccontare alla polizia quello che mi hai appena confessato. –
    Improvvisamente, Cornelius Bryant con uno scatto improvviso si libera dalla stretta di Devil, agguanta la pistola a terra e s’avvicina alla finestra.
    - Bryant, - dice Devil con un tono di voce calmo – non fare follie, ormai è finita. –
    - La mia carriera d’avvocato è finita se mi costituisco, Devil. - afferma Bryant agitando l’arma - Con questa pistola che tengo in mano potrei fare tre cose: sparare a Fisk e fuggire – col rischio, però, che tu mi catturi un istante dopo -, spararti, sparargli e fuggire – ed essere generosamente ricompensato anche per il tuo omicidio -, oppure… –
    - Pensa a tua figlia…pensa a Sarah, non fare follie. – ripete Devil, temendo un gesto estremo.
    - Ci penso…ci penso! Per questo, Devil, ho già scelto. – si punta l’arma alla testa e carica il cane – Sai, ho stipulato un’assicurazione sulla vita; se muoio, i dollari andranno tutti a beneficio di mia figlia, che potrà curarsi…anche senza di me. -
    Cornelius Bryant, però, sottovaluta la velocità d’azione di Devil e prima che l’avvocato possa premere il grilletto e suicidarsi, la pistola gli vola via dalle mani, a causa di un veloce colpo di bastone che lo disarma.
    - Spiacente, Bryant, ma non posso lasciartelo fare. – commenta Devil riprendendosi il manganello appena lanciato.
    - Sei veloce quanto dicono, uomo senza paura…- mormora Cornelius Bryant massaggiandosi la mano dolorante – Ma sono sempre vicino alla finestra….Adddioooh! – e si getta giù di sotto.
    - BRYANT, NO! – urla Devil, sfiorando con il laccio uscito fuori dal suo bastone il dito della mano sinistra dell’avvocato.
    Devil si precipita verso la finestra per percepire un corpo caldo che si è sfracellato al suolo, ma…ne percepisce tre e vivi e vegeti: Elektra Natchios, Natasha Romanoff e…Cornelius Bryant.
    - Scusa il ritardo, Devil…ma, prima di correre qua a darti man forte, Elektra ed io siamo passate nel mio attico per…un veloce cambio di costume e un rinnovo d’arsenale! – cerca di giustificarsi la Vedova Nera, affacciandosi alla finestra e tenendo avvinghiato a sé Bryant, mentre Elektra la segue poco più indietro come un’ombra silenziosa – Che cosa stava cercando di fare Corneius Bryant, prima che lo acchiappassi a mezz’aria, poco fa? -
    - E’ una lunga storia, Natasha. - sorride Devil, lanciando una fune dalla finestra, spiccando il volo e raggiungendo le due alleate – Tienilo ben stretto, dobbiamo lasciarlo al distretto più vicino…Abbiamo un caso da archiviare! –

    Prossimo numero: Prologo di Silvermane scatenato.

    Marcopoggi
  11. .
    Grande quando viene rivelato il nome di chi sta distro gli attemnti a Kingpin...Erano anni che volevo usare Solvermane in una storia e, ora ci sono riuscito. Spero vi piaccia il colpo discenba. :D

    Marcopoggi
  12. .
    STAN LEE AVREBBE VOLUTO PRESENTARE:

    NATASHA ROMANOFF, LA LETALE VEDOVA NERA IN: NATE PER SOPRAVVIVERE A TUTTO.

    Un racconto di Marco Poggi, basato sui personaggi di Stan Lee, Frank Miller e Chris Claremont.

    Parla La Vedova Nera in prima persona: Scampate ad un’esplosione a “Mondo Assassino”, il luna park-trappola di proprietà del killer Arcade, io, Natasha Romanoff, la letale superspia Vedova Nera, e la ninja-killer Elektra Natchios dobbiamo difenderci dall’attacco d’un esercito di cavalieri armati di lance laser, sbucati fuori dal nulla, in sella a dei cavalli alati…DEI CAVALIERI CHE HANNO TUTTI LA STESSA FACCIA: QUELLA SARCASTICA DI ARCADE!
    - Infantile! – esclamo ironica compiendo un doppio salto mortale all’indietro e sparando a due cavalieri con i miei braccialetti laser.
    - Vuoi ripete, mia “cara”, non ti stavo per niente sentendo con questo fracasso. – ribatte Elektra spaccando a metà la testa del terzo robot con i suoi Sai.
    - Tutto mi sarei aspettato da un professionista come Arcade, ma non che ci attaccasse con dei cavalieri-robot con la sua stupida faccia…Una mossa infantile! – le rispondo mentre abbatto con un calcio volante un cavaliere che esplode cadendo a terra.
    - Credi di poter domare quel puledro…”cowgirl”? – mi chiede Elektra, fracassando un altro avversario.
    - No! – le ribatto, cercando di restare il più possibile in sella, mentre il cavallo robot prova a disarcionarmi - Ma se arrivo ai pulsanti dei comandi manuali posti sotto la criniera…ecco…POSSO FARE IN MODO CHE QUESTO “PEGASO” SI VADA A SCHIANTARE FRA I SUOI SIMILI! – commento, mentre, con un balzo, mi salvo dall’esplosione e scendo a terra.
    - Molto bello, “vecchietta”…Peccato che questa tua trovata ci abbia dato solo alcuni secondi di tempo, perché, come vedi, ne arrivano altri! – mi dice Elektra indicando il cielo.
    - Vedo, vedo! Non mi resta che giocare il tutto per tutto e che i miei braccialetti non mi tradiscano sul più bello! – esclamo potenziando al massimo i miei “Morsi da Vedova” e sparando a raffica.
    - Forse i miei Sai non saranno letali come i tuoi “Morsi”…ma queste potrebbero colmare questa lacuna! – replica Elektra raccogliendo due lance laser e sparando a raffica contro gli stessi robot che prima le brandivano.
    - Stiamo vincendo, “ragazzina”! – sorrido, vedendo sempre più nemici cadere sotto i nostri colpi.
    - Acc…questi affari si stanno scaricando, farei volentieri cambio con un mitra! – sottolinea Elektra.
    - ATTENTA! – le dico, salvando la vita ad Elektra da un’esplosione.
    - Grazie, “vecchietta”, ma che diav…? -
    - E’ PASSATO ALL’ARTIGLIERIA PESANTE…ORA, IL NOSTRO AVVERSARIO CI ATTACCA CON DEI CARRI ARMATI, COMANDATI DA SOLDATI-ARCADE!
    - FUOCO…FUOCO…FUOCOOO! – urlano i sosia di Arcade.
    - Sparpagliamoci, Elektra e spariamo! – le consiglio balzando a destra e mirando ad un carro con i miei “Morsi”.
    - La fai semplice tu con i tuoi laser, Vedova…Io devo usare l’arma bianca! – ironizza Elektra, centrando con un Sai la testa di un soldato-Arcade che vomita olio.
    - Acc…lo temevo! – m’infurio – I braccialetti laser si sono inceppati, o si sono esauriti…MA HO ANCORA UN ASSO DA GIOCARE…QUESTO! – e strappando la mia elegante cintura dorata dalla vita, che è, in realtà, una bomba ad alto potenziale, la lancio contro il nemico.
    - Ben fatto, Vedova, un’esplosione superba! - commenta Elektra, notando che la mia cintura a sorpresa ha distrutto diversi carri armati.
    - Questi bracciali, adesso, sono solo un peso…meglio disfarsene! – mormoro, scagliandoli contro il nemico come una potente granata a tempo che esplode facendo fuori due carri.
    - Adesso che hai usato i tuoi esplosivi più nascosti, “vecchietta”, a parte i miei due Sai, siamo disarmate…Hai qualche idea per sfuggire a quei carri? – mi domanda Elektra, schivando una bordata d’un cannone.
    - Si! Voglio attaccarli frontalmente ed impossessarmi di uno di loro! – le rispondo, balzando in avanti.
    - Buona idea, ma…prendi almeno questo, “vecchietta”. - dice Elektra lanciandomi uno dei suoi Sai - Non mi va che tu vada all’attacco senza un’arma nelle mani. –
    - Stai per caso cercando di farmi commuovere, “ragazzina”? – le strizzo l’occhio, prendendo al volo il Sai e saltando a mezz’aria.
    - Nossignora! – ribatte Elektra atterrando su di un carro e staccando di netto la testa di un soldato-robot dal corpo con il suo stiletto.
    - Sai qual è il difetto di questi automi, Elektra? – le dico raggiungendola con un salto e sbarazzandomi del terzo ed ultimo soldato-Arcade del carro – Che nonostante siano dotati dei migliori microchip, hanno una pessima mira e fanno solo molto rumore. – e, dopo aver detto ciò, salto dentro.
    - Bene, Vedova Nera, sono in posizione. – attende i miei ordini Elektra - Dimostrami che sai guidare un carro armato! –
    - Ho iniziato a guidare carri armati ancor prima che i ninja della Mano ti reclutassero, killer greca, stai a guardare! – le ribatto mirando e colpendo due carri armati vicini.
    - Hai qualche altra idea? – mi domanda la ninja, vedendo altri carri cadere sotto i nostri colpi.
    - Semplice: farsi strada fra questi cingolati e trovare la sala di controllo di Arcade! – le rispondo.
    - Aspettate un attimo, signore. - s’intromette Arcade, apparendo nello schermo del carro armato - Mi state costando la mia divisione panzer e vi ricordo che state guidando un mio carro armato! –
    - Che intendi dire, Arcade? – gli chiedo.
    - Che posso permettermi di perdere un carro armato, semplicemente premendo un pulsante della mia consolle! – sorride il pel di carota.
    - Avanti, premilo, pagliaccio, ti sfido! – sogghigno.
    - Sciocca! – mi sussurra all’orecchio Elektra – Quel pazzoide sta per attivare un esplosivo, dobbiamo uscire da qui, o moriremo! –
    - Tranquilla! – sorrido.
    - Ah, volete sfidarmi? Ecco qua, addio Vedova Nera…Addio Elektra…per sempre! – Arcade schiaccia il bottone dell’autodistruzione del carro armato X-571 – quello che io e la killer greca stiamo guidando - , che però…non esplode – COOSA???
    - Sorpreso, Arcade? – gli mostro una serie di fili staccati – Sapevo che se mi fossi impadronita di un tuo carro armato, la prima cosa che dovevo fare era quella di strappare i fili dei comandi computerizzati e dell’esplosivo e così ho fatto! Ed ora che abbiamo il completo controllo del cingolato, ti avverto che nel nostro mirino c’è proprio la tua sala di controllo…una semplice torre di lancio per paracadute! Se non vuoi che riduca te e la tua assistente in polvere, arrendetevi…o non esiterò a fare fuoco! –
    Dopo aver pronunciato quell’intimidazione, i carri armati nemici cessano di muoversi e “Mondo Assassino” torna ad essere un normale luna park come tanti. Arcade getta la spugna e, alcuni minuti più tardi, lui e la sua assistente Miss Locke sono davanti a noi due, seduti a terra con le mani in alto e le gambe incrociate, pronti a trattare una resa “ragionevole”.
    - Arcade…Miss Locke…Il tempo dei giochi è finito. Quindi, prima che perda davvero la pazienza e vi lasci alla mercè di Elektra, che è molto meno diplomatica di me, vi riformulo la stessa domanda di prima: qual è il nome del vostro cliente? – chiedo loro usando un tono di voce calmo, ma risoluto.
    - Il… il mio cliente? – balbetta il killer dai capelli rossi.
    - Non parlare, Arcade, con tutto quello che ci hanno dato! – gli sussurra miss Locke.
    - Non ho ancora ammazzato nessuno stasera, vuoi per caso aprire tu le danze, miss Locke? – la minaccia Elektra avvicinandole alla testa la punta del suo Sai.
    - Ninja maledetta! – si stizzisce Miss Locke.
    - Allora, stiamo aspettando, Arcade. – gli ripeto.
    - E va bene. – confessa rassegnato Arcade a testa bassa - Il nome…il nome del mio cliente è…E’ SILVERMANE! –
    - SILVERMANE??? – esclamiamo all’unisono io ed Elektra.

    Prossimo numero: Un altro intermezzo col diavolo.

    Marcopoggi
  13. .
    PROLOGO

    Ospedale Bellevue, un trafelato Foggy Nelson percorre i corridoi per cercare il suo socio, Matt Murdock, che se ne sta ancora a pregare in cappella per la vita del suo peggior nemico, Wilson Fisk. Dopo essersi fatto un veloce segno della croce, Foggy si avvicina all’amico, toccandogli la spalla e bisbigliando:
    - Matt…ehi, Matt! Buone nuove, amico, buone nuove. -
    - Non qui, - gli risponde Matt, alzandosi in piedi – andiamo fuori. –
    Usciti dalla cappella, Foggy gli chiede:
    - Matt, ma come fai a pregare così tanto, senza stancarti? Io mi annoierei già dopo 5 minuti. –
    - Non ti rispondo nemmeno, perché anche tu mi dovresti dire come hai passato tutto questo tempo. – ironizza Matt - Profumi di violetta…Non è forse il profumo di quell’infermiera a cui facevi il filo? –
    - Matt…Ahem…sono un gentiluomo! –
    - Già, un gentiluomo divorziato! – ribatte Matt - Smettila di farmi queste domande ovvie e dimmi qual è la buona nuova che dicevi? –
    - L’operazione a Wilson Fisk è andata bene…ho visto, poco fa, i medici e le infermiere che lo riportavano nella sua stanza, dopo quattro ore. -
    - Ottima notizia, vecchio mio! –
    - Sembra che debba solo superare la notte, anche se qualcuno non mi pareva così contento. –
    - Chi? –
    - Non ci crederesti mai, rosso…- sorride Nelson, bisbigliando il nome all’orecchio.

    STAN LEE AVREBBE VOLUTO PRESENTARE

    NATASHA ROMANOFF, LA LETALE VEDOVA NERA IN: BENVENUTE A “MONDO ASSASSINO”.

    Un racconto di Marco Poggi, basato sui personaggi di Stan Lee, Chris Claremont e Frank Miller.

    Parla la Vedova Nera in prima persona: “Mondo Assassino”: letale trappola per supereroi ed altre vittime di Arcade, geniale killer che lo ha inventato. Poche persone sanno come entrare qui e, fra queste poche, ci sono io, Natasha Romanoff, la letale Vedova Nera. Di solito, la tattica di Arcade è quella di cloroformizzare le sue vittime per poi finirle a “Mondo Assassino”, ma io non sono una vittima e nemmeno la mia compagna d’avventura, Elektra Natchios, la ninja killer in rosso armata di Sai. Stiamo per scavalcare il cancello con un doppio balzo felino, quando ci appare, all’improvviso, l’immagine tridimensionale di Arcade.
    - Vedova Nera…Elektra…benvenute a “Mondo Assassino”! – inizia a dire - Prima di fare mosse avventate e d’irrompere nel mio regno, vi chiedo di non farlo e di aspettare Miss Locke, che vi aprirà il cancello e vi farà entrare. – detto ciò, l’immagine scompare.
    - Se pensa che io me ne starò ad aspettare… - impreca Elektra – Eeh? –
    - Ssst! – le faccio notare, trattenendole il braccio destro con la mano – Non siamo più sole. -
    - Natasha Romanoff e Elektra Natchios? - interviene Miss Locke, attraente assistente in rosso di Arcade, che ha appena aperto il cancello – Prego, seguitemi, siete attese. –
    Sospettose, varchiamo la soglia di quello che ai nostri occhi ci appare come un luna park abbandonato come tanti. Il viaggio è breve; miss Locke apre la porta di un magazzino e ci fa segno d’entrare, sorridendo, stranamente, in modo amichevole. Dopodichè, scompare, lasciandoci sole. La stanza è buia, Elektra ed io ci mettiamo schiena contro schiena, preparando i Sai e i “Morsi di Vedova”. Una luce che proviene da un lampadario attaccato al soffitto si accende, illuminando l’uomo dai capelli rossi, dal farfallino a pois e dal completo bianco, seduto su di una sedia…E’ PROPRIO ARCADE, ANCHE SE SEMBRA PRONTO AD UN NUMERO COMICO IN UN NIGHT CLUB, CHE AD UNA CONFESSIONE.
    - Vedova Nera…Elektra…Venite, venite avanti e sedetevi davanti a me. – dice a voce bassa Arcade, alzando la testa e indicando un comodo divano illuminato dalla luce.
    - Niente scherzi, Arcade…Oggi non siamo in vena. – gli rispondo, avvicinandomi.
    - Io la mia pazienza l’ho già persa, t’avverto. – lo minaccia Elektra sedendosi accanto a me.
    - Sapevo che sareste venute qui, ragazze, per questo ho preferito parlare, anziché combattervi. – sorride il nostro uomo.
    - Arcade…- cerco di ritrovare la calma, contando mentalmente fino a 10 – E’ tutta la notte che non facciamo altro che malmenare gente dopo l’attentato alla vita di Kingpin, durante il suo processo e vogliamo risposte, non nuovi enigmi...Quindi, stai attento a quel che dici, perché il colpevole sei tu…c’è questa testa di robot che t’inchioda!- magicamente, tiro fuori la testa di quel che rimane di “Yelena Belova”, dove c’è scritto “Made in Mondo Assassino” gliela getto davanti ai suoi piedi e continuo – Dimmi, Arcade, perché un robot con le fattezze della seconda Vedova Nera…perché? –
    - Non l’ho voluto io, ma il mio cliente. – sbuffa Arcade, raccogliendo la testa di “Yelena” e mettendosi a giocare con essa – Avrei voluto usare dei modellini d’aereo della Seconda Guerra mondiale e sparare al grassone una raffica di mitra mentre concedeva un’intervista alla stampa…Un classico…Ma sarebbe stato troppo da…Riparatore! – poi la getta per terra.
    - Ohh, sto piangendo...Guarda come piango! – lo interrompe Elektra puntandogli uno dei suoi Sai in mezzo al collo.
    - Calma, Elektra, lo dobbiamo arrestare, non uccidere…Ne va del processo di Matt! – le dico, facendogli abbassare la sua daga – Continua, Arcade, che vai bene. -
    - Grazie! – trae un sospiro di sollievo il rosso - Vedete ragazze, gli affari non mi vanno più bene come un tempo…Troppi killer sanguinari che non hanno il minimo senso della misura e della teatralità che ti superano e che ti fregano i contatti migliori…Eppure, un tempo, ero un grande, mi offrivano gli X-men e l’Uomo Ragno, ed ora…devo accontentarmi delle briciole! –
    - Briciole? – ripeto – Accettare un contratto per uccidere Wilson Fisk, lo zar del crimine di New York, non mi sembra “roba da briciole”! –
    - Dopo tanti contratti mal pagati, dovevo pur fare il salto di qualità. – confessa Arcade, alzando la voce – E poi, a nessun killer sano - ma anche insano – di mente verrebbe in mente di far fuori il ciccione…MA IO SI, PERCHE’ HO I MEZZI E LE ARMI ADATTE!
    - Già, degli automi (in)degni dei Life Model Decoy dello S.H.I.E.L.D., o dei Doombot del dottor Destino. – sottolineo, ironica – La scusa del killer pezzente non attacca Arcade, noi da te vogliamo solo il nome del tuo cliente…Tutto qui! Poi, tu e Miss Locke sarete liberi…liberi di seguirci al primo posto di polizia! –
    - Immagino che tirar fuori la questione della riservatezza dei clienti sia inutile, vero? – sorride Arcade in maniera perfida – Diciamo che se uno, in città, è un superboss del crimine si fa molti nemici fra i suoi simili! –
    - Poche chiacchiere, voglio il nome! – gli ripeto.
    - Fiato sprecato, “vecchietta”, questo non parla! – interviene Elektra infilando il suo Sai in mezzo alle tempie di Arcade.
    - Aaah! -
    - Ehi, ma che hai fatto? –
    - Niente…Non ho fatto niente, – ripete - Quello che ho appena trafitto non è Arcade…MA UN ROBOT CON LE SUE FATTEZZE…NON VEDI CHE ESCE DELL’OLIO CALDO DALLA SUA TESTA, INVECE CHE DEL SANGUE???
    - E’ vero…dovevo accorgermi di questo perché non stava affatto sudando! -
    - Ma che brave che siete, ragazze… - esclama il burattino, alzandosi in piedi, staccandosi il Sai dalla testa che continua a zampillare olio – BENVENUTE A “MONDO ASSASSINO”!
    Il robot esplode davanti ai nostri occhi e la stanza si illumina del tutto…rivelando legioni di automi con la faccia di Arcade che ci danno addosso…Il luna park della morte è tornato a funzionare a pieno regime.
    - Pensavate fosse una cosa facile catturarmi? – sorride il vero Arcade, apparendo in un’immagine tridimensionale – Si, sono qui, ma se mi volete, dovete solo trovarmi ragazze…Se sopravvivrete a questo, s’intende! Ah, ah, ah! – e la stanza esplode.

    Prossimo numero: Nate per sopravvivere a tutto.

    Marcopoggi
  14. .
    Che colpi di scena, eh? :D

    Marcopoggi
  15. .
    STAN LEE AVREBBE VOLUTO PRESENTARE:

    PROLOGO 1


    La “Volta”: il carcere di massima sicurezza di New York city per supercriminali, dov’è rinchiusa anche la ninja greca Elektra Natchios, che recentemente si è arresa alla polizia per poter testimoniare al processo, attualmente in corso, contro Wilson Fisk, alias Kingpin, lo zar del crimine. E’ quasi mezzogiorno. Dalla sua cella, legata saldamente mani e piedi con robuste catene, la giovane assassina dai capelli neri assiste all’edizione straordinaria del TG di Canale 4, che le guardie stanno guardando dagli schermi tv al plasma, situati sopra i corridoi del carcere.
    “Qui è la vostra Jennifer Flanagan, con le ultime notizie dal tribunale.” incomincia a dire la bella giornalista dai capelli neri “Come potete vedere dalle immagini, il processo a Wilson Fisk ha subito una svolta imprevista! Una donna bionda, pochi minuti fa, ha attentato alla vita del presunto zar del crimine di New York, mentre questi veniva interrogato al banco dei testimoni. L’avvocato Matthew Murdock dello studio legale “Nelson & Murdock” - quello che sostiene l’accusa -, è balzato su Wilson Fisk nel tentativo di proteggerlo dalle pallottole esplose dagli strani braccialetti della donna, ma Fisk è stato ferito lo stesso e, quindi, trasportato all’ospedale più vicino per un immediato intervento a cuore aperto. L’identità dell’attentatrice, che è subito fuggita dall’aula, ci è ancora ignota, come non conosciamo le attuali condizioni di Wilson Fisk...”
    - Secondo voi, quella donna l’avrà fatto per farsi un nome in questa città, oppure è il solito attento su commissione? – si chiede un agente.
    - E’ stato tutto organizzato da quel Murdock, come quella pantomima del Gladiatore di alcuni giorni fa…Avete notato come si è tuffato per salvare Fisk? Tutto finto! – afferma un secondo poliziotto.
    - Per me, invece, c’è dietro Kingpin stesso…L’ha fatto perché sa di essere colpevole e non vuole essere condannato. – sentenzia un terzo agente.
    - Io sono deluso! – esclama un altro poliziotto - Speravo che il Punitore, che ci ha liberato da molte teste calde, trovasse il modo di uccidere anche Kingpin, invece di quella donna bionda! Evidentemente, penetrare in un’aula di tribunale ed eseguire la sentenza di morte, davanti a persone innocenti, non è nel suo stile! -
    - Forse, dovremmo sentire cosa ne pensa Elektra Natchios, non è interessata, anche lei, a questo processo? –
    - Si, sentiamo la prigioniera qui accanto! -
    - Ehi! – esclama una guardia, controllando la cella della ninja e trovandola vuota – Ma…non c’è nessuno qua dentro…Le catene sono a terra! –
    - E’ vero…E’ vero…Elektra non c’è più! – sobbalza un secondo agente, appena entrato nella cella di Elektra.
    - Suonate l’allarme…la prigioniera Elektra Natchios è appena evasa! –
    Un poliziotto schiaccia il bottone dell’allarme e le sirene della “Volta” iniziano a suonare forte. Elektra, però, è già lontana dal carcere, dagli agenti armati di pistole e fucili e dai cani poliziotto, mimetizzata fra gli alberi del bosco vicino (grazie ai trucchi ninja del lenzuolo-camaleonte e della polvere anti-odore), pronta nuovamente ad uccidere con i suoi luccicanti Sai.

    PROLOGO 2

    Ospedale Bellevue, dov’è appena arrivato in ambulanza Wilson Fisk, colpito al petto e al cuore da alcuni proiettili, sparati dai braccialetti speciali di Yelena Belova, la seconda Vedova Nera. L’avvocato Matthew Murdock ha seguito l’ambulanza e ha chiesto di poter assistere all’operazione, ma ha ricevuto un no come risposta da Cornelius Bryant, il legale di Fisk. Per nulla rassegnato, il legale cieco cerca d’entrare lo stesso in sala operatoria, intenzionato persino ad aggredire le guardie del corpo che la sorvegliano. E’ il suo socio, Franklin “Foggy” Nelson, che nel frattempo ha raggiunto l’ospedale in taxi, a trattenerlo.
    - Lascia stare, Matt, non è il caso di scatenare una rissa qui in ospedale solo per Wilson Fisk, che rischia la vita sotto i ferri! – gli dice Foggy – Già in troppi sospettano che tu sia Devil, vuoi forse dare loro la conferma? -
    - Ma io devo assistere all’operazione, devo sapere se lo salveranno, o no! – risponde Matt , battendo il suo bastone a terra - E’ da una vita che desidero incastrare Kingpin legalmente e quando ci riesco, mentre lo stai interrogando, gli sparano addosso! – sospira - Non è giusto, Foggy, non è giusto! –
    - Matt, devi stare tranquillo! – afferma Foggy - Hanno chiamato i migliori medici di quest’ospedale, che faranno di tutto per salvarlo, anche se non lo meriterebbe. E poi, - abbassa il tono di voce - non ti dimenticare che Natasha è all’inseguimento dell’assassina dai capelli biondi che gli ha sparato addosso…Abbi fede pure in lei. –
    - Fede? – ripete Matt, sorridendo – Foggy, amico mio, hai pronunciato la parola magica! – e, così dicendo, gli mette in mano il cellulare - Tieni, se Natasha chiamasse, dille che sono nella cappella dell’ospedale. –
    - Nella cappella? – si stupisce Foggy, mettendosi in tasca il telefonino del socio – Si può sapere che ci vai a fare? –
    - La preghiera può smuovere le montagne, se hai fede…Ed io ne ho molta, socio, essendo cattolico praticante! – gli risponde Matt, tirando fuori il suo rosario e scomparendo dalla vista dell’amico.
    - Fai come vuoi, Matt! – gli risponde un rassegnato Foggy Nelson, guardandosi attorno – Ehi, infermieri…C’è nessuno che mi può dire dove posso trovare, in questo reparto, un distributore automatico per snack dolci, visto che ho una fame da lupi? –

    NATASHA ROMANOFF, LA LETALE VEDOVA NERA IN: LA DANZA DELLE TRE ASSASSINE.

    Un racconto di Marco Poggi, basato sui personaggi di Stan Lee, Frank Miller e Davin Grayson.

    Parla la Vedova Nera in prima persona: Yelena Belova, l’altra Vedova Nera, che attenta alla vita di Wilson Fisk? Cos’ha a che fare l’ex-KGB con Kingpin, lo zar del crimine? Perché i miei ex-capi lo vorrebbero morto? Perché mi ritrovo nel quartiere russo, dopo che la bionda mi ha seminato stamattina? E perché un’ombra furtiva, mi segue da ore? Compio un fulmineo balzo all’indietro, punto i miei “Morsi di Vedova” in direzione dell’ombra ed esclamo:
    - Esci fuori e fatti vedere bene in faccia, perchè detesto sparare ad un’ombra…So che mi stai seguendo, da ore! -
    - Da questa distanza, potrei colpire la tua gola lanciando uno dei miei Sai,”vecchietta”; ma sei una donna di rispetto, quindi obbedisco. – risponde la ragazza con il costume rosso che si fa avanti.
    - ELEKTRA??? – mi stupisco, riconoscendo l’assassina – Ma non eri in prigione? –
    - Sono una ninja, nessuna prigione americana può trattenermi a lungo! – ribatte, sorridendo in maniera macabra - Ora dimmi: hai trovato chi ha sparato a Wilson Fisk, cioè Yelena Belova, l’altra Vedova Nera? Le voglio ficcare i miei Sai nel petto! –
    - Devo prenderla viva per sapere chi l’ha pagata per attentare alla vita di Kingpin, quindi niente spargimenti di sangue, Elektra! – esclamo - Lo vorrebbe anche Matt, per questo non è qui, con noi, a darle la caccia, ma è al capezzale di Fisk ad aspettare novità. –
    - D’accordo! – annuisce Elektra, digrignando i denti ed abbassando i Sai – Perché sei qui, nel quartiere russo? –
    - Perché è qui che una ragazza russa in fuga si sente a casa. – bisbiglio, disattivando i miei braccialetti laser – Stai invecchiando, Elektra, non è da te farti notare! –
    - Sono io che volevo che tu mi notassi, “vecchietta”!- sogghigna.
    - Ah…odio i ninja e detesto quando mi chiami “vecchietta”, “ragazzina”! – ironizzo.
    - Hai un piano, da dove cominciamo? – mi chiede.
    - Tu abbi fede e seguimi, “miss fazzoletto rosso in testa”! – gli rispondo, sorridente.
    Entriamo di soppiatto in uno dei bagni termali del quartiere, “ripieno” di mafiosi russi; “facciamo fuori” diverse guardie del corpo a colpi di kung fu acrobatico e ci mettiamo a minacciare i capi, intenti a fare la sauna. Quei porci nudi e sudati hanno paura, ma Elektra ed io li facciamo sudare di più, “avvicinando” le nostre armi alle loro facce. Sanno bene qual che è successo stamattina, durante il processo a Wilson Fisk e sanno bene chi ha sparato al grassone. Fanno i duri e tacciono, ma, poi, qualcuno si lascia sfuggire l’indirizzo di un appartamento non molto lontano dove abita una ragazza dai capelli biondi, che corrisponde alla preda che cerchiamo. Ci rechiamo, così, sul posto, “entrando cortesemente” dalla porta d’ingresso e trovando l’appartamento vuoto. Elektra ed io ci guardiamo fra noi, stupite, interrogandoci sulla prossima mossa da fare. Poi, quel doppio calcio che ci fa cadere a terra risponde ai nostri quesiti: la nostra preda era saltata sul soffitto e ci stava aspettando per tenderci un agguato. Riconoscerei quel casco biondo fra mille; persino quel suo costume nero che mostra l’ombelico…è Yelena Belova, che apre la luce, si fa riconoscere e poi sale le scale, in direzione del tetto. Arriva a destinazione, ma noi teniamo il suo passo e la raggiungiamo lo stesso. Yelena sorride e, invece, di balzare sul palazzo di fronte, si mette in posizione d’attacco.
    - Yelena Belova, arrenditi pacificamente e vieni con noi, devi testimoniare ad un processo! – le ordino, puntandole i “Morsi di Vedova”.
    - Ma non vedi quel suo ghigno, Natasha? – interviene Elektra – Ci vuole sfidare…è sicura di batterci! Dai…accontentiamola! –
    - Yelena, - ripeto - è l’ultima occasione che hai: butta a terra quei “Morsi di Vedova” ed arrenditi immediatamente! -
    - Siete voi che dovete arrendervi, ragazze! – ripete lei – Avanti gettate voi quei bracciali e quelle daghe a terra e, vi giuro, che sarò clemente con voi! –
    - L’hai sentita, Natasha??? Ci vuoi provocare ed io…accetto la sua sfida! YAAA! – esclama la ninja, saltandole addosso.
    - Elektra, stupida, così fai il suo gioco! KYAIII! – esclamo, avventandomi su Yelena con un calcio di kung fu.
    Yelena, da subito, riesce a tenerci testa con incredibile maestria. Per essere una giovane Vedova Nera è molto brava, forse troppo; persino Elektra ha difficoltà a parare i suoi colpi. Da dove le arriva tutta questa sua forza? Perché mi strige il collo con una mano e poi mi sbatte con facilità contro la mia “alleata”? Perché non scappa più e perché ci sfida, pur sapendo che è in inferiorità? La nostra la danza di tre assassine pronte a giocarsi la vita, o la morte…Io, Natasha Romanoff, allenata dai migliori aguzzini del vecchio KGB, ed Elektra, una ex-ninja della “Mano”, sembriamo, però, delle vecchie pronte per l’ospizio paragonate a Yelena, che continua ad atterrarci. Eppure, la ragazza non me la ricordavo così brava…e così letale! Cambia tattica ci spara addosso una pioggia di mini-proiettili dai suoi braccialetti, tenendoci a distanza dal suo corpo, come se non volesse essere ferita. Improvvisamente, intuisco ciò che sta succedendo e lancio uno sguardo ad Elektra, che annuisce. Imbastiamo un attacco a due disperato: dove io faccio da esca ai proiettili di Yelena, gettandomi a destra, mentre Elektra, scattando a sinistra, lancia i suoi Sai, in direzione del petto dell’avversaria. Le lame schizzano via come saette e colpiscono il bersaglio, ma quel che vediamo uscire dalla ferita di Yelena non è sangue, ma schizzi…DI OLIO BOLLENTE! La ”Yelena Belova” che abbiano di fronte non è umana, ma…UNA SOSIA ROBOT! Per questo è così forte e ha così tanti proiettili da sprecare. Smascherata l’impostora, tocca a me farmi onore: metto in funzione i miei bracciali, posiziono la leva alla massima intensità e miro verso “Yelena”, che viene investita dai miei raggi laser e, quindi, distrutta.
    - Complimenti, “vecchietta”, sei ancora “la più veloce Vedova Nera del west”! – ironizza Elektra, guardando il robot bruciato.
    - Grazie! – sorrido – Questa giovane Vedova Nera non era vera, ma falsa! La vera Yelena Belova è altrove. Scommetto che non c’entra nulla con l’attentato a Kingpin, perché so che è stato questo manichino a sparare. –
    - Come fai a dirlo, Natasha? –
    - A “causa” di questi proiettili che ho appena raccolto! – le rispondo mostrandole i proiettili che ho raccolto da terra. – Basterà confrontarli con quelli esplosi in aula stamattina per averne la certezza assoluta! -
    - Chi credi che abbia costruito quest’automa? – mi domanda ancora.
    - Guarda la testa bruciata della “Yelena-robot”: sul collo c’è una specie di firma, annerita, che si legge appena! – esclamo.
    - Si la leggo anch’io…C’è scritto “MADE IN MONDO ASSASSINO!”- afferma – Che dietro a tutto questo ci sia forse…ARCADE? – mi domanda.
    - Certamente! – annuisco - Il nostro vero nemico è proprio Arcade, quel killer un po’ giullare che ha creato “Mondo Assassino”…Ha usato un robot del suo luna park, forse per incolpare la Mafia Russa, o l’ex-KGB! –
    - Già, tutto quadra! – afferma Elektra - E adesso,che hai intenzione di fare? –
    - Fare una visita a quella “testa rossa” un po’ matta e fargli confessare chi è il suo cliente, ecco cosa! – esclamo, lanciando una fune su di un cornicione e spiccando il volo – Vieni con me, oppure faccio da sola? –
    - Non ti lascio sola, fai strada! – dice Elektra, raggiungendomi con un balzo agile.
    - Cerca di non fare uno dei tuoi soliti scherzi, killer greca, perché ti tengo d’occhio! – e, così dicendo, scompariamo come ombre nella notte.

    Prossimo numero: Benvenute a “Mondo Assassino”.

    Marcopoggi

    Edited by Marcopoggi - 1/9/2017, 15:57
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