IL MALE: Si pagano o no gli artisti?

Tavola Rotonda fra autori

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  1. gazza998
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    x Faureiana: se nell'albo le vicende narrano di storie parallele che poi nel finale si riuniscono potrebbero anche essere sceneggiate da diversi scrittori e da un supervisore che gestisce i collegamenti.
    Diversamente credo venga fuori una schifezza
     
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  2. kettyformaggio
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    Siamo OT rispetto al topic... ma vabbè.
    Sceneggiatori su varie testate di durata medio lunga sono una consuetudine consolidata sulle serie Bonelli, su Disney, su molti fumetti per ragazzi, e anche qualche serie star comics.
    Non vi stupite.
    certo, gli alti e bassi sono un rischio del mestiere. Come sempre.

    Tornando IT
    Matitaro, spero che tu sia accordato con tuo zio, perchè io ricordo i miei parenti che pretendevano gran ritratti e madonnine varie tutto aggratisss.... ovviamente, nisba.
     
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  3. MATITARO
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    Bhe, io gli ho sempre fatto capire che il sudore e sudore,
    se non l'ha capita ,pace e amen sarà l'ultima volta(gratis) :huh: ^_^ ;) :D
    forse dovevo fargli un preventivo.
     
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  4. kettyformaggio
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    Il discorso sul pagare o meno gli autori continua ancora. Questa volta si è rinfocolato nel blog di Michele Petrucci e in tutti i commenti del post.
    http://michelepetrucci.blogspot.com/2010/0...-in-italia.html


    Pare che si voglia organizzare anche una tavola rotonda a Lucca comics.
    Più si parla di questo argomento e meglio è.

    Vi vorrei riportare un estratto della discussione che ho catturato da House of mistery.

    CITAZIONE
    Alcuni giorni fa Flaviano Armentaro ha sollevato il problema (piuttosto ricorrente) dei mancati pagamenti agli autori di fumetti.

    Michele Petrucci, in una discussione alla quale partecipano tra gli altri Susanna Raule, Claudio Stassi, Andrea G. Ciccarelli e Armando Rossi, riassume il problema così:
    "Elenco abbastanza completo degli editori che producono fumetto in Italia:
    001 Edizioni
    Astorina
    BeccoGiallo
    Black Velvet Editrice
    Bottero Edizioni
    Centro Fumetto Andrea Pazienza
    Coconino Press
    Comma 22
    Coniglio Editore
    Cronaca di Topolinia
    Dentiblù
    Disney
    Double Shot
    Editrice La Torre
    Edizioni Arcadia
    Edizioni BD
    Edizioni Star Comics
    Edizioni Voilier
    Fame Comics
    Fandango
    Flashbook
    Freebooks
    GP Publishing
    GG Studio
    Grrrzetic
    Hazard
    Italycomics
    Kappa Edizioni
    Lavieri Edizioni
    Magic Press
    Nicola Pesce Editore
    Panini Comics
    Passenger Press
    Pavesio
    Q Press
    ReNoir Comics
    Rizzoli Lizard
    Sergio Bonelli Editore
    SaldaPress
    Star Comics
    Tunué
    41 editori…
    Non conosco tutte le situazioni, Magari farò qualche errore ma tolto Disney, Bonelli, Panini, Rizzoli e Astorina. Forse Star Comics.
    Gli altri 35 non pagano a tavola (o pagano pochissimno). Dovremmo partire da questo dato."

    Andrea G. Ciccarelli si chiede se qualche colpa non sia da attribuire a Panini e Sergio Bonelli Editore:
    "(...) Se i piccoli si devono allineare al buon costume dei grandi, allora è giusto che anche i grandi si allineino al buon costume dei piccoli.
    E il buon costume dei piccoli, anche detto "il popolo delle 1000/1500 di tiratura", è stato quello di aver pubblicato, in questi ultimi 10 anni, opere inedite e nuovi talenti del fumetto nostrano.
    (...)
    E i grandi?" [continua su Io se fossi Garamond]

    Anche Ausonia ha espresso il suo punto di vista:
    "(...) ho letto alcune cose in giro e alcune non le ho capite. davvero. del tipo, si disegna e si scrive per amore e bla bla bla. sì, sono d'accordo. la mia commercialista, che mi fa un po' da mamma, una settimana fa è saltata sulla sedia e mi ha sgridato: "ma come fai a vivere così? sei bravo e guadagni quanto una colf filippina! questo paese è ingiusto! non riconosce il talento e..." ... bla bla bla. ora io dico, sono il primo a fare le cose per amore e solo per amore e anche se lavoro per qualche grosso editore, va detto, i compensi sono una miseria rispetto al culo che mi faccio quotidianamente. però, attenzione, non è che uno lavora senza amore se si trova anche dei soldi in banca. oh, che razza di punto di vista è mai questo? flaviano non si lamentava di una paga bassa, ma di un'assenza di paga. che è diverso. qui si lotta per" [continua nel blog di Ausonia]

     
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  5. MATITARO
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    Wow :o:
    sapevo che in italia la situazione fosse difficile,
    ma non cosi drasticamente orribile,
    come minimo noi disegnatori o( sceneggiatori a volte)oltre a farci pagare per tavole(ch pagano una miseria) dovremmo avere sempre una percentuale sulle vendite,
    io vedo dei lavori di artisti che mi fanno sognare con il loro tratto e la passione che ci mettono,
    e non trovo giusto che vengano sfruttati e poco valorizzati,
    so bene che il fumeto come qualsiasi altra forma d'arte bisogna farla per amore e passione,
    e io saro sempre di questa idea ,ma se propio devono usarci che ci diano il giusto frutto del nostro duro lavoro,
    perche va bene la passione ma il sudore e sudore.
     
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  6. Kont3
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    Sorvolando in un primo momento sulla deplorevole attitudine di molti piccoli editori di non pagare i proprio autori, bisognerebbe fare a mio avviso un discorso più ampio .

    Innanzitutto partire dal mercato delle vendite di fumetti in Italia. A quel che sembra, nel nostro paese non si vendono moltissimi fumetti e il mercato è dominato da pochissimi grandi editori. Tutti gli altri si dividono le briciole e ciò si traduce in poco venduto e bassa tiratura. È evidente quindi che se un editore piccolo vuole stare sul mercato, deve ridurre drasticamente i costi e i primi ad essere tagliati sono i compensi degli autori. In tal modo comunque essi fungono spesso da vetrina per giovani autori che non troverebbero mai spazio tra le grandi case editrici, visto che queste ultime, dovendo pagare i propri fumettisti, preferiscono andare sul sicuro e “assumere” quelli già affermati e “maturi” dal punto di vista stilistico e lavorativo. I
    grandi infatti non possono rischiare di far lavorare i giovani che non hanno esperienza di lavoro professionale e con un tratto espressivo che deve ancora crescere.
    E’ evidente comunque che è troppo facile fare l’imprenditore (editore in questo caso) non pagando i propri dipendenti. Chi vuole stare sul mercato deve pagare i propri collaboratori sempre e comunque e non nascondersi dietro la maschera della visibilità offerta. E pazienza se non si riesce a coprire i costi, vuol dire che come impresa, non è meritevole di sopravvivere.
    In un mercato corretto, chi non riesce a ripagare con le vendite i costi di produzione, va incontro inevitabilmente alla chiusura. E ciò deve valere anche per gli editori di fumetti, altrimenti il mercato viene costantemente alterato con una continua concorrenza sleale e con lo sfruttamento dei lavoratori del fumetti. Chi non sta sul mercato deve chiudere. Ci saranno meno editori e probabilmente meno possibilità per i giovani autori in un primo momento, ma almeno si farebbe pulizia nel mercato e si ripartirebbe in futuro con un mercato più corretto.
    Mi auguro che i grandi editori (Disney, Bonelli) decidano di lanciare una dura campagna contro la concorrenza sleale dei piccoli e iniziare a denunciare alle autorità competenti coloro che si comportano in maniera sleale e fraudolenta.
    Perché non retribuire il lavoro, qualunque esso sia (e quindi anche quello dei fumettisti) non è solo immorale ma anche illegale.
     
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  7. MATITARO
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    Non avrei trovato parole migliori, :woot:
    comunque io credo che il fatto che grandi del fumetto<<non tutti) non lascino spazio ai giovani sia anche dovuto al fatto della mancanza di lavoro,quindi preferiscono tenerselo stretto. ;) <_<
     
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  8. kettyformaggio
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    Non sono una giornalista, ma facendo delle ricechine con google sono arrivata nel sito del governo Italiano nella pagina dedicata ai contributi all'editoria.
    Per esempio nell'anno 20065 potete vedere gli sgravi d'imposta = finanziamenti che sono stai dati per la "carta" cioè sulla tiratura dichiarata delle case editrici che hanno fatto domanda.
    http://www.governo.it/DIE/dossier/contribu...ito_imposta.pdf
    Se io ci capissi qualcosa di più andrei a fondo del discorso. Ma haimè... non ci capisco nulla di certe cose legali.





     
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  9. gazza998
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    da quello che ne so io per accedere ai contributi statali bisogna avere delle caratteristiche che riguardano il numero di uscite annuali e le tirature. E la cosa assurda è che è tutto in proporzione: più uno è grande e più soldi piglia. Perchè li piglia sulla tiratura, non sul venduto: per cui molte copie finiscono direttamente al macero.
    così la piccola e media editoria si trova svantaggiata e si torna al discorso che non può permettersi di pagare gli autori decentemente.

    Per il discorso di kont3:"Perché non retribuire il lavoro, qualunque esso sia (e quindi anche quello dei fumettisti) non è solo immorale ma anche illegale."

    non è assolutamente vero. Esistono i contratti di edizione, e non c'è scritto da nessuna parte che un autore non possa decidere di cedere i diritti economici della sua opera (come tristemente accade) o di essere sottopagato.
    Ognuno fa le sue valutazioni e prende le sue decisioni. Nei link ai blog che ha inserito Ketty direi che viene detto tutto.
     
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  10. Kont3
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    CITAZIONE (gazza998 @ 24/6/2010, 11:31)
    Per il discorso di kont3:"Perché non retribuire il lavoro, qualunque esso sia (e quindi anche quello dei fumettisti) non è solo immorale ma anche illegale."

    non è assolutamente vero. Esistono i contratti di edizione, e non c'è scritto da nessuna parte che un autore non possa decidere di cedere i diritti economici della sua opera (come tristemente accade) o di essere sottopagato.
    Ognuno fa le sue valutazioni e prende le sue decisioni. Nei link ai blog che ha inserito Ketty direi che viene detto tutto.

    Non è proprio così. Il contratto di edizione è un contratto che prevede, per essere valido ed efficace, un corrispettivo per l'autore, che spesso è una percentuale sul prezzo di copertina delle opere vendute.
    Si può discutere sull'ammontare del compenso, ma il compenso DEVE esserci, altrimenti l'editore viola la legge.
    Smettiamo di pensare che gli autori debbano accontentarsi solamente della pubblicazione. L'editore acquista un'opera dell'ingegno per uno sfruttamento economico dell'opera stessa. Non lasciamo che oltre all'opera, l'editore sfrutti anche il suo autore.
     
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  11. gazza998
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    www.dirittoproarte.com/ldaespl/edizione.htm

    per non sorbirtelo tutto ti copio incollo solo la parte relativa:

    Particolare importanza assume - come detto - l'oggetto prestazionale di tale contratto, che definisce l'insieme di tutti, o di parte dei diritti di sfruttamento economico dell'opera, che possono essere liberamente trasferiti dal suo autore all'editore.

    In via di presunzione relativa, e quindi con l'ammissibilità della prova contraria, il co. 2 dell'art. 119 ne ammette il trasferimento anche per i diritti esclusivi (ovviamente per tali vanno intesi quelli di utilizzazione economica delle opere)


    Al di la di questo a me una casa editrice che fa pubblicità su canale 5 ha chiesto 2360 euro per pubblicare il manoscritto che avevo mandato. La casa in questione è l'albatros e se cerchi in rete trovi migliaia di testimonianze. Ovviamente ho rifiutato, ma questo fatto, la vanity press, è molto diffuso e mi rende difficile pensare che tu abbia ragione...
     
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  12. MATITARO
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    CITAZIONE (gazza998 @ 24/6/2010, 12:30)
    www.dirittoproarte.com/ldaespl/edizione.htm

    per non sorbirtelo tutto ti copio incollo solo la parte relativa:

    Particolare importanza assume - come detto - l'oggetto prestazionale di tale contratto, che definisce l'insieme di tutti, o di parte dei diritti di sfruttamento economico dell'opera, che possono essere liberamente trasferiti dal suo autore all'editore.

    In via di presunzione relativa, e quindi con l'ammissibilità della prova contraria, il co. 2 dell'art. 119 ne ammette il trasferimento anche per i diritti esclusivi (ovviamente per tali vanno intesi quelli di utilizzazione economica delle opere)


    Al di la di questo a me una casa editrice che fa pubblicità su canale 5 ha chiesto 2360 euro per pubblicare il manoscritto che avevo mandato. La casa in questione è l'albatros e se cerchi in rete trovi migliaia di testimonianze. Ovviamente ho rifiutato, ma questo fatto, la vanity press, è molto diffuso e mi rende difficile pensare che tu abbia ragione...

    son daccordo, Wow,non solo non ti valorizzano,ma ti sfruttano pure, te credo che molti lavorano per l'estero,
     
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  13. Kont3
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    CITAZIONE (gazza998 @ 24/6/2010, 12:30)
    www.dirittoproarte.com/ldaespl/edizione.htm

    per non sorbirtelo tutto ti copio incollo solo la parte relativa:

    Particolare importanza assume - come detto - l'oggetto prestazionale di tale contratto, che definisce l'insieme di tutti, o di parte dei diritti di sfruttamento economico dell'opera, che possono essere liberamente trasferiti dal suo autore all'editore.

    In via di presunzione relativa, e quindi con l'ammissibilità della prova contraria, il co. 2 dell'art. 119 ne ammette il trasferimento anche per i diritti esclusivi (ovviamente per tali vanno intesi quelli di utilizzazione economica delle opere)


    Al di la di questo a me una casa editrice che fa pubblicità su canale 5 ha chiesto 2360 euro per pubblicare il manoscritto che avevo mandato. La casa in questione è l'albatros e se cerchi in rete trovi migliaia di testimonianze. Ovviamente ho rifiutato, ma questo fatto, la vanity press, è molto diffuso e mi rende difficile pensare che tu abbia ragione...

    Non facciamo confusione tra cessione dei diritti dell'opera che è quasi sempre compreso nel contratto di edizione e compenso dell'autore che deve essere previsto anche se spesso non lo è.
    A proprosito del contratto di edizione il link che hai citato dice tra l'altro:
    "soggetti che assumono posizione centrale in tale fattispecie negoziale sono: l'autore dell'opera oggetto della prestazione di facere e l'editore che realizza il suo interesse a trarre profitto dal lavoro creativo mediante l'assunzione - a sue spese - degli oneri di riproduzione e di pubblicazione dell'opera (ovviamente oltre all'onere fondamentale relativo al compenso prestato all'autore della creazione). "

    Nel caso in cui l'editore chieda soldi per publbicare l'opera (Print on demand) non si tratta più di contratto di edizione ma di contratto di appalto
    "Atteso pertanto che elemento essenziale del contratto di edizione è la circostanza che la riproduzione e la diffusione dell'opera avvengano per conto e a spese dell'editore, in mancanza di tale condizione è
    necessario qualificare di volta in volta quale sia il negozio voluto dalle parti nell'esercizio dei poteri di autonomia contrattuale.
    Si pensi ad esempio ad un contratto con il quale l'autore di un'opera letteraria, addossandosi ogni spesa necessaria, dia incarico ad uno stampatore di stampare, pubblicare e vendere l'opera.
    È di tutta evidenza come nel caso di specie, si versi nella disciplina del contratto di appalto e non in quella del contratto di edizione, con la conseguenza che i diritti di autore sull'opera non si trasferiscono allo stampatore, ma rimangono di spettanza dell'autore (Pretura Verona 14 marzo 1985).
     
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  14. gazza998
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    bè, l'albatros la fa molto più furba: nel senso che nel contratto ti riconosce delle royalties del 10% ma ti obbliga a comprare un tot di copie (nel mio caso sarebbero state 170). Quindi sarebbe come se un'azienda mi assumesse per lavorare ma io dovrei pagarla per essere assunto più di quello che mi pagano. Un'assurdità all'italiana. Ma volevo sottolineare che parliamo di narrativa, non di fumetti, è un mercato con dinamiche differenti.

    Tornando al discorso contrattuale, se hai mai pubblicato qualcosa (magari da vincite di concorso) sai che spesso è prevista la cessione gratuita dell'opera.
    A me è capitato in 2 casi su 3. Il terzo dovrebbe pagare le royalties in dicembre ma ha ben pensato di fallire (parliamo di narrativa non di fumetti ma i contratti non credo siano molto differenti) e visti gli importi ridicoli di cui si parla non mi metto nemmeno a fare cause legali, sarebbe inutile.
    L'onere relativo alla creazione di cui dici può anche essere 1 copia (o più copie) del libro stampato erogato come compenso.
     
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  15. kettyformaggio
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    Cito Diego Cajelli
    http://diegozilla.blogspot.com/2010/06/fum...telefono-2.html
    CITAZIONE
    Fumetti al telefono 2


    [The names were changed to protect the innocent]

    - Sto facendo un fumetto per la Velociraptor Edizioni, lo disegna Ludmillo Spafranzi, è uno bravo!
    - Oh, sì… E’ molto bravo, ho visto delle sue cose in giro!
    - Comunque è la solita merda, Diè… Non ci danno nemmeno un cazzo di anticipo!
    - Già…
    - Niente, manco un rimborso spese, niente di niente!
    - E quei soggetti che stavi scrivendo per la Cirillo Editore?
    - Ne ho scritti due! Me li hanno bocciati tutti e due…
    - E’ normale, a me ne approvano di media uno ogni quattro…
    - Ma davvero?
    - Si.
    - Comunque non va bene così… Non ci si campa con questo lavoro!
    - Non è mica vero. Scrivi altri soggetti per la Cirillo Editore, o per la Bubba Press… Insisti, scrivi, e vedi che succede…
    - Ma è troooppo difficile. Non gli va mai bene niente. Non mi sento libero di esprimere la mia arte. E poi non sono personaggimmiei, con la Velociraptor invece ho una fumetto tuttommio dove faccio quellochevoglioio!
    - Ma non ti pagano.
    - Sì, però io i fumetti li faccio per passione!

    bè, è per farvi ridere e riflettere.


    E' interessante vedere quello che sapete riguardo le via legali del contratto editoriale.
    Grazie.

    Rimane un dato di fatto. Il mercato letterario non è come quello di fumetti.
    Noi professionisti stiamo parlando di questi problemi proprio per evitare che le dinamiche che cita Gazza per questa Albatros (che non conosco) si possano diffondere sempre di più nel mondo del fumetto.

    E ora penso che sia il caso di citarvi il post del blog di uno dei membri dell'AFUI (l'associazione delle fumetterie) che parla delle dinamiche dei piccoli editori secondo il suo punto di vista (che ci tengo a precisare che io condivido)...

    Lettura consigliatissima:
    http://hulkspakk.blogspot.com/2009/10/esse...anco-vince.html
    CITAZIONE
    Essere Editori Oggi: il Banco Vince Sempre


    Mettiamo che leggi fumetti.
    Non sei un buon scrittore, non hai capacità artistiche particolari, non hai mai fatto il commerciante. Potresti fare il traduttore, ma se ci lavori difficilmente ci campi, è per questo che hai un altro lavoro. Per pararti il sederino mentre porti avanti altri hobby.

    Però ti piacerebbe, nonostante tutto, lavorare nel settore del fumetto, perchè tu lo ami, tu lo hai "a passione". Non gusto, non sappiamo se lo hai, ma passione.
    Facciamo che ti convinci che pane e passione sia un'accoppiata vincente tipo Gianni e Pinotto, o cartone e McDonald. Cosa potresti fare allora?

    Chiaro, l'editore.
    Editare ci vuole poco. Un giornalista che metta il nome e un posto presso cui stampare.
    Non ci vuole poco a fare l'editore, sia chiaro. Quella è altra cosa.
    Bene, allora facciamo gli editori di fumetti, ma facciamolo per bene.
    Per passione.
    Guarda quanti ce ne stanno in giro. Ci sta il cretino, l'idiota.
    Il mangiamerda, e ci sta pure quello che prima faceva lo scribbachino presso quell'altro fallito. Cosa hanno loro più di te?
    Niente. E' questo il problema.
    Non hanno niente più di te. E tu non hai nulla più di loro.
    Comunque a un editore giovane gli si perdona di tutto, figuriamoci.

    Prima mossa: guardare il giardino degli altri.
    Seconda mossa: non fare niente di diverso dagli altri. Se ci fosse stato bisogno di agire diversamente, lo avrebbero già fatto i tuoi predecessori, no?
    Tranne il mangiamerda ovviamente, lui è editore solo perchè è amico di Caio.
    Quindi se nessuno fa manifesti e locandine per le Fumetterie, non farli nemmeno tu, e se qualcuno dovesse chiederti spiegazioni, digli che le fumetterie non li vogliono. Se ti dovessero cheidere "e perchè non li vogliono?" rispondi pure con fermezza "perchè sono idioti, no?". Effettivamente, altrimenti non avrebbero aperto una fumetteria. Tanto più che pare (pare) che una volta, tanto tempo fa, in una lontana cittandina del kentaky, qualcuno (qualche editore) abbia fatto un'indagine di mercato (si dice così, vero?) da cui è venuto fuori che le fumetterie non vogliono i manifesti. E che i librai sono idioti.
    Ah, nota a margine. Se ti dovessero chiedere "e rifarla oggi tale indagine?" rispondigli pure a tono. Improvvisa.
    Inventa qualcosa.
    Tipo che se la prendono con te perchè sei piccolo e vali poco, mentre con i grossi editori non fanno mai la voce alta. Troppo patetico?
    Ok, allora digli è stata fatta di recente e che quando ti hanno chiamato tu eri al cesso e non hai risposto. Maleducato.
    Oppure buttala sul religioso. Spiegagli che è una cosa tipo la discesa in terra del Signore, che è avvenuta migliaia di anni fa e che ora nessun deve rompere il cazzo a riguardo.

    D'altra parte se tutti questi ragionamenti fossero errati il mercato del fumetto mica sarebbe così vivido. Mica.
    Cazzo, contiamo ben 200 fumetterie in Italia, eh? Se ci conviene nel discorso, che se qualcuno vuole far polemica, all'occorrenza puoi sempre dire che sono anche 350.
    400? Va bene quattrocento, tranquillo, pago io.
    A proposito, quante copie vuoi tirare?
    Cinquecento? Mille?
    Non è che sono troppe, no? In Italia siamo solo sessanta milioni di persone. Dove li trovi 1000 disperati che ti acquistano 'sto fumetto di merda solo su 60 MILIONI di persone? Dai, tirane solo cinquecento di copie e ci stai pure largo, o finisce che le altre 500 ce le tirano addosso a noi.
    Chiaro però che se stampi 500 copie in croce il prezzo poi sale che se no, il punto di pareggio, il gol fuori casa, la squadra del cuore, ecc.
    Dai dieci euro in sù. Non è male dai. I 100% Marvel della Panini costano 18 euro, perchè il tuo fumetto gnappo non può costarne 10?
    Ah già. Perchè fa cagare.
    Allora è meglio puntare tutto sulla qualità.

    L'idea è questa: puntare sulla qualità. Qualità è la parola d'ordine.
    Bene, cosa serve per dare qualità a un'opera?
    Autori capaci, bravi ed esperti. Esatto.
    Aspetta un attimo però. Ma sbaglio o gli autori capaci, bravi ed esperti vogliono essere pagati?
    ...
    ...
    ...
    Cazzo, bel problema questo.
    Però che merde. Sono mercenari sti autori. Come dici? Si dice salariati? Ma il salario non si da alla gente che lavora? Questi fumetti fanno. Uff, si vede che non lo amano il mezzodicomunicazionefumetto.
    Mica lo fanno per la passione loro. Mica.
    Mercenari.
    E ingrati. Non basta che gli dai lavoro, pure pagati vogliono.
    Strana gente sti artisti.

    Comunque hai avuto un'idea.
    Prendi giovani leve, talentuosi ragazzi, autodidatta o usciti da qualche scuola di fumetto, gli riempi la testa di idiozie e li fai lavorare gratis per te.
    Le tech segrete saranno:
    1) Hai talento, ma devi fare gavetta.
    2) Le fumetterie sono gestite da idioti che non apprezzano il tuo lavoro. Colpa loro se non vedrai un euro.
    3) Odiali anche tu.
    4) Dai, che così fai curriculum!

    Ottimo piano.
    Aspè, cos'è che dici? Se affidi tutta la tua linea editoriale a giovanietalentuosi autori verrà fuori solo un sacco di merda come quello delle Edizioni XXXXX?
    Capisco. Niente, passo indietro. Cancella la parola "qualità".
    Quantità. Quantità sarà la nuova parola d'ordine.
    Merda.
    Ma tanta, a fiumi, anzi no, abbondiamo, a mari. Un mare di merda dove puoi nuotare.
    "Quantità". Senti come suona bene. Che poi la quantità è sinonimo di un mercato vivido, eh?

    Bene. Stampate cinquecento copie. Ora sei l'editore più figo del tuo condominio. Ora dimmi qual'è il piano che attuerai per venderle.
    Perchè diciamoci la verità: non sarà facile sbolognare ettolitri di fagotto fumante.
    Non hai un piano. Lo sapevo.
    Le fumetterie no di certo. Stupide non sono, anche se bisognerà dire in giro che sono idioti proprio per il motivo per il quale dimostrano di non essere stupidi. Ovvero, non compreranno il tuo fumetto.
    Le librerie di varia, se ci vai, ti fanno una risata in faccia e poi ti cagano a spruzzo.
    L'unica sono le fiere di fumetto. Ce ne sono tante, in tutta Italia.
    Sono organizzate da chi per il fumetto ha la passione, mica da mercenari, e come te che sei editori loro saranno organizzatori. Con la stessa identica capacità dell'ultimo arrivato.
    Anche dopo dieci anni di esperienza avranno la tua stessa capità dell'ultimo arrivato. Che bella l'evoluzione. Speriamo non ti ci vorranno svariati milioni di anni per migliorare, per diana!
    Bene per le fiere di fumetto per passione, allora.
    ...
    ...
    ...
    Eheheheh.
    Ci stavate credendo, eh?

    Col ciufolo che si va alle fiere di fumetto organizzate da nerd, tu sei un Editore, cazzo, e andrai solo a quelle fatte con i controcoglioni.
    Quella fatta con i controcoglioni.
    Lucca Comics. Lì riuscirai a vendere anche 50 copie di quelle 500 stampate.
    A proposito, cosa hai stampato?
    Una rivista.
    Una RIVISTA?

    Cazzo, ma sei scemo? Riviste come Frigidaire, Mostri, L'Intrepido, Monello, hanno chiuso DECADI fa, e tu stampi una rivista?
    Come dici?
    Loro avevano grandi autori come Pratt, Pazienza e Scozzari e tu invece hai i giovanitalenti?
    Quindi queste riviste avrebbero chiuso battenti proprio perchè avevano grandi autori e tu invece farai i soldini perchè hai ste vie di mezzo tra uno scribacchino e un matitaio?
    Aspè, sentiamo un pò sta storia che mi interessa.

    [La parola passa al giovane Editore]
    Caro HulkSpakk, tu pensi troppo in piccolo.
    Ascolta e capirai che il mio piano è geniale.
    Io possiedo una stampante laser potente, di quelle che spaccano i culi. Faccio stampe a casa, tra un caffè e il mio lavoro vero. Stampare, mi costa un cazzo.
    Poi affido a un tizio che conosco poco e niente ma che mi sembra volenteroso, il compito di reclutare gente che spacceremo a sè stessi e agli altri come autori. Inesperta, è vero e diciamoci la verità, non per forza capace. Ma non è importante questo. L'importante è che non si faccia pagare. E non hai idea di quanti disperati ci sono in giro, che si prostituirebbero per un minuto di gloria, pronti a bere piscio per un pò di fama. A decine.
    Un grafico lo si trova sempre che lavori gratis, certo il risultato è quello che è, ma tutto è in proporzione, quindi poche storie. Risparmio anche qui.
    Una volta stampate le copie della rivista, altro che Frigidaire, con i suoi autori, e i problemi di vendita. A me basta aspettare che gli autori stessi (che non pago) vendano a parenti e amici quelle 4/5 copie a testa.
    Pensaci: bastano 8 autori per numero per assicurarmi una quarantina di copie vendute. Altre 30/40 copie tra tutte le fiere ridicole che trovo in zona, e una 60na a Lucca Comics. Sono 140 copie già vendute e ancora non ho fatto nulla.
    Poi tieni presente che stampo tante copie quante sono le richieste, grazie a questa stampa laser e i costi sono completamente abbattuti.
    Quanto credi che mi costi un albo che metto in vendita a 10 euro? Un euro, un euro e mezzo.
    Il mese dopo gli autori girano, quindi il gioco riprende ed è sempre vivo.
    Fatti tu un pò i conti.
    E mi risparmio anche tutte le menate della promozione in fumetteria e nelle librerie di varia.
    Il banco vince sempre cocco, svegliati.


    [Nota a margine di HulkSpakk]

    C'è un altro aspetto in tutto questo disquisire che vede coinvolti questi giovani autori.
    Se si lavora senza retribuzione, è ovvio, che presto o tardi (in genere presto) la qualità del prodotto sarà bassa, come è ovvio che se un editore si fa la nomina di avere produzioni scadenti, spesso proprio perchè gli autori coinvolti sono quelli che sono, fare "gavetta" sarà solo una zappa sui piedi. Gli altri editori, potrebbero vedere nella frase "ho lavorato per X" un'ammissione di incapacità.
    Scegliete con cura i vostri alleati e se quando ci uscite insieme sentite odore di merda, bè, o siete voi o sono loro.

     
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859 replies since 14/6/2010, 18:27   25270 views
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