IL MALE: Si pagano o no gli artisti?

Tavola Rotonda fra autori

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  1. inuyasha80
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    Concordo pienamente con Luca, bisogna vedere cosa nei fumetti stranieri, nelle loro storie, nel loro modo di fare fumetto coinvolge maggiormente i lettori.

    Io vedo storie all'estero con temi che qui in Italia non vengono trattati e paradossalmente per leggere di fumetti storici anche sulla stessa Italia devo comprare dei manga...
    O anche sulla vita comune, ho visto fumetti francesi o giapponesi trattare cose che in Italia nessuno si sognerebbe mai di fare.
     
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  2. SAMURALE
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    Qualche riflessione:

    1) siamo esterofili per cultura
    2) per un editore e' meno caro comprare i diritti di un fumetto gia' in circolazione e portarlo in italia che pagare autori (salvo rare eccezioni) o cmq. investire per farli crescere pian piano...come si faceva una volta.

    3) In ita le realta' editoriali che possono promuovere un fumetto come si deve (gadgets ecc...) sono pochissime... quasi da monopolio

    4) purtroppo questo quasi monopolio che puo' investire in promozione e' tale perche' gestisce diritti di personaggi "famosi" (marvel manga vari ecc..). Ergo si tende a promuovere o identificare il fumetto con questi personaggi (soprattutto per il lettore occasionale)

    Anche sulle nuove iniziative tutte italiane cmq. si preferisce giustamente ricorrere all'autore affermato (con qualche caso di nuova proposta a fianco).

    5) il fumetto e' ormai un media di nicchia. L'offerta e' tantissima, la domanda e' inferiore o cmq. economicamente non in grado di rispondere.
    IN piu' c'e' una tendenza a passare dal supereditore all'autoproduzione escludendo le vie di mezzo...piccoli e medi editori o si estinguono o si stanno spostando verso l'autoproduzione.

    oggi chi esce da una scuola di comics e punta a mangiarci in maniera costante ha due strade:

    A) si attacca ad un editore grosso adeguandosi (magari e' anche il suo sogno...nulla di male)

    B) tenta partendo dal basso e qui c'e' chi ce la fa e chi no... ma logicamente non si puo' impostare il proprio futuro alla maniera di "uno su mille ce la fa" a meno che non si abbia di partenza una base economica forte.


    C'e' una terza strada... fare una illu qui, un fumettino per la', un paio di pubblicita' per l'altro ecc... ma anche in questo caso e' consigliabile non "tenere famiglia".

    Sempre cmq. rimanendo nel settore fumetto..

    io le butto li' a caldo...

     
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  3. adivirgilio
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    Hai dimenticato "qui, una volta, era tutta campagna". :gh:

    A parte gli scherzi, sembrano (probabilmente lo sono) ovvietà, ma è la triste realtà.

    Piuttosto vorrei conoscere il tuo parere (quello di Arm lo conosco bene) sul "cosa si può fare" e cosa ne pensi dell'iniziativa lucchese.
     
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  4. SAMURALE
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    Ovvieta' (che circolano da parecchio tempo) ma come dici tu sono una triste realta'.... perche' alla fine oggi il mercato e' questo.
    Se riesci a starci dentro ok altrimenti come diceva un mio amico mentore su altri lidi si e' semplicemente "fuori mercato".

    Soluzioni ... le avessi... non farei le notti in bianco a disegnare;-D
    dopo 15 ore in ufficio.

    Per arrivare dove poi? quali obiettivi precisi ci si prefigge?

    Nel senso che una medicina universale o talmente dirompente da vederne degli effetti immediati o cmq. importanti...temo non esista...

    Magari tante piccoli aggiustamenti che potrebbero migliorare sensibilmente la situazione... ma i pezzi e le parti in gioco sono tanti (distributori, editori, autori, fumetterie e su tutti il lettore), troppi per riuscire a far coincidere le cose e vedere un passo avanti sostanzioso a breve termine.

    Se si aggiunge una crisi dove anche i settori meno artistici (dal tessile al metalmeccanico ecc...) si stanno comportando come per il fumetto cioe' meno investimento e sfruttamento delle risorse esistenti (lavori male di piu' con meno risultato o non si lavora perche' si compra roba pronta a manodopera bassa se non zero) per rosicare le briciole....figurarsi in un settore come questo dove la storia va avanti da anni (almeno dal 2000 per mia esperienza...prima non bazzicavo).

    L'incontro Lucchese temo diventi un insieme di discorsi ovvi quanto i miei e soprattutto senza risolvere nulla perche' tanto il giorno dopo si torna a fare i conti con un mercato che ha i suoi limiti di default. E ognuno mangia a casa sua.
    Tendenzialmente nei forum la cosa sfocia in una lotta tra poveri (editori contro autori contro fumetterie contro lettori) che causa solo danni.
    Tipico di noi Italiani...Chiedi di mettere una mano sul cuore e tutti siamo pronti, chiedi di mettere l'altra sul portafoglio e gia' iniziano le discussioni e saltano fuori i furbi.

    Di conseguenza, nonostante le tante belle parole o giuste soluzioni che usciranno, chi le potra' portare avanti grazie ad una forza economica e la giusta visibilita' (grossi editori, grandi distribuzioni, manifestazioni importanti) non lo fara' perche' gia' ora vede dei cali nelle vendite e ha un situazione grossa da gestire.
    COn la crisi (quella generale) Investire sul serio? creare allevamenti per giovani autori che rappresentano solo un costo finche' non sbocciano (come si faceva ed e' giusto che sia)?
    Promuovere il fumetto in todo e non solo i propri nonostante in alcuni casi ci siano realta' che hanno in mano questa cosa?.

    Che ne dicano non faranno niente!

    Viceversa i piu' motivati: piccoli editori, autori indipendenti o cmq. fuori dai canoni popolari, autoproduzioni ecc... proprio per le difficolta' economiche perche' direttamente coinvolti, non avranno la possibilita' di investire (e di avere visibilita') visto gia' il magro guadagno.
    In piu' sono dieci anni che conosco realta' medio piccole che cercano di associarsi, fare cartello con il risultato che poi tante teste da mettere d'accordo diventano un grosso problema e la cosa finisce in nulla.

    E se qualcosa parte cmq. si vanno a scontrare poi con le grosse che dettano legge, prezzi, spazi e grazie alla visibilita' anche la cultura del media.

    E qui il punto: la poca cultura che si ha su questo media per raccogliere lettori che non lo bazzicano o cmq. che attualmente lo identificano con il film uscito.... Ma capisci che se si dovesse partire da qui finalmente su larga scala e con tute le forze grandi e piccole in gioco e ben motivate gli effetti si vedrebbero cmq. nelle prossime generazioni...

    Oddio come scrivevo all'inizio questo e' il libero mercato... per quanto sia brutale o ingiusto e' cosi'.
     
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  5. kettyformaggio
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    Ciao Sono tornata da poco, e non ho ancora letto quello che vi siete scritti, lo faccio stasera, promesso. Nel frattempo vi linko l'untimo post di Ausonia, che sfiora l'argomento. Un autore che è andato spesso controtendenza.
    http://ausonia-23.blogspot.com/2010/09/lautore-medio.html
    Andate nel suo blog che ci sono interessanti commenti, come sempre.


    CITAZIONE
    venerdì 3 settembre 2010
    L'AUTORE MEDIO


    “Creati per diffondere il pensiero, l’informazione, la cultura, i mezzi di comunicazione di massa possono trasformarsi in certi casi in strumenti diabolici che annullano il pensiero, distorcono l’informazione, contrastano la cultura.
    [...] Questa editoria «quantitativa» confina con la pura e semplice industria tipografica, col puro e semplice commercio di carta comunque stampata. I danni che essa produce sono di due tipi: innanzitutto essa diseduca i lettori, li disorienta, ne fa dei consumatori di carta e non di cultura. In secondo luogo, per il meccanismo stesso del mercato e per la forte pressione economica che essa esercita, questa editoria finisce fatalmente per influenzare anche l’editoria «qualitativa», l’editoria cioè che si ispira a criteri di valore culturale.
    Questa influenza negativa può esercitarsi sia nel senso che l’editoria culturale, si separa dal resto e si barrica in un sempre più accentuato isolamento specialistico; sia nel senso che anche l’editoria culturale adotta metodi e forme della cultura di massa, e si lancia nel vortice del mercato sottoponendo i suoi scrittori, i suoi cavalli di razza, alle pericolose acrobazie e ai tour de force distruttori imposti dalla pubblicità e dalla legge infernale del successo. Tutto questo rappresenta un pericolo, un pericolo veramente grave. [...]
    L’editore deve avere chiara coscienza di tutto ciò e questo lo obbliga a non essere mai indifferente al contenuto dei libri che offre e a ricordare sempre che un libro prima di essere una merce è e deve restare un libro, e rivolgersi non a un cliente, ma a un uomo”.

    Intervento di Giulio Einaudi alla Nuova galleria d’arte moderna per l’Associazione culturale italiana, New York, 9 aprile 1964. Dall’archivio della Fondazione Giulio Einaudi di Torino.

    continua la discussione più o meno appassionata sul rapporto tra editori e autori. l'argomento è talmente vasto da rendersi generico immediatamente. quasi del tutto improduttivo. ognuno, giustamente, riporta la propria esperienza e trae le proprie conclusioni. la cosa che lentamente viene fuori, e che era abbastanza prevedibile, è che l'ambiente del fumetto (come ogni ambiente tenuto insieme solo da una qualche definizione cumulativa) non esiste. qui siamo nel vasto campo che va dall'arte, alla creatività, all'intrattenimento fino al mercato più becero. quindi è un ambiente articolato come ogni altro ambito culturale e produttivo. stessa cosa varrebbe per il cinema, la letteratura, la musica e tutto il resto. visioni diverse, anche diametralmente opposte, che coesistono in una definizione generica. che poco significa. e quasi nulla comporta.
    dunque, parlare di rapporti tra editori (quali?) e autori (chi?) è una materia magmatica e sfaccettata. complessissima. difficile da affrontare sulla rete come in una tavola rotonda in qualche museo. mi fa piacere leggere gli interventi degli altri, e evito di intervenire perché, lo ammetto, più leggo, più cerco di capire le varie posizioni, più mi sento lontano da tutto. da ogni cosa. come un marziano che ha smarrito la via di casa.
    la mia esperienza di autore di fumetti non si inscrive né nell'universo popolare da edicola, né in quello dei salotti buoni delle graphic novel per come sono comunemente intese. non sento per queste due visioni una fratellanza di alcun genere. non mi schiero con una di queste due realtà non per snobismo ma per buon senso: guardo il mio lavoro e sono cosciente che sarebbe una forzatura inserirlo in un contesto definito, visto che è proprio nella non facile definizione - della cifra stilistica, del non-genere narrativo, del formato, del mezzo (adoro l'uso del fotoromanzo) - il punto rilevante della mia produzione.
    quindi leggo, ascolto le opinioni di quelli che dovrebbero essere i miei colleghi... e non riesco ad intervenire in modo utile. né per me, né tantomeno per loro. e me ne dispiaccio, anche. perché non sarebbe male in questo ambiente di artisti, artigiani, intrattenitori, intellettuali, nerd, bottegai, editori seri e improvvisati avventurieri avere qualcosa di cui parlare tutti insieme. discutere su delle ragioni comuni e di interesse generale.
    ma cosa posso farci se il mio percorso mi porta all'isolamento totale e al non riconoscere nelle diverse impostazioni editoriali una casa in cui posso dire di trovarmi a mio agio? la casa editrice. la casa. una casa dove però mi sono quasi sempre sentito ospite. spesso ospite che puzza di pesce. e se ho preferito l'autoproduzione... un motivo c'è. eccome. è stata sicuramente una scelta ben definita e politicamente chiara. forse questo rapporto editore-autore non mi ha quasi mai convinto del tutto. dico quasi mai perché ci sono state anche delle eccezioni positive che spero si ripresenteranno in futuro. ma tant'è. cane sciolto lo ero cinque anni fa, cane sciolto lo sono anche adesso... ma l'elemosina di chi mi offre un osso spolpato o una pacca sulla spalla non mi è mai piaciuta. digrigno i denti e mordo. poi riprendo quella strada che non è presente sul tom tom di nessun editore. la mia strada. non ho mai creduto alla balla del lettore medio, figuriamoci se credo a quella dell'autore medio. ognuno per se stesso, con il suo vissuto, le sue urgenze e le sue debolezze. è vero, ci sono i lupi che si muovono in branco e i randagini solitari. va così. uno sceglie.

    per non apparire del tutto non propositivo, mi sento di dire agli editori di produrre di meno, e di curare di più i libri che editano. di promuoverli, di produrli solo se necessario.
    agli autori dico la stessa cosa: dire un no, quelche volta, è salvifico. rifiutare una proposta è possibile. se volete fare fumetti trecento giorni all'anno, come un lavoro impiegatizio qualunque, nessuno, tantomeno io, può dissuadervi dal farlo. ma forse la sovraproduzione e il relativo sottoconsumo ha portato a questo stato di cose che non può definirsi una vera crisi, ma un pasticcio di proporzioni colossali.

     
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  6. SAMURALE
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    appunto... post scritto meglio e piu' ragionato del mio...ma il concetto di fondo e' lo stesso (citazione di Einaudi compresa).
     
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  7. adivirgilio
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    Sostanzialmente d'accordo con entrambi.
    La cosa su cui non sono d'accordo è il pessimismo di fondo che traspare dai vostri interventi.
    Sarà per percorsi di vita diversi, sarà per l'età anagrafica "leggermente" superiore alle vostre... nonostante un cinismo che la vita mi ha portato in dote, nonostante un realismo impostomi dalla stessa, in tutto quello che sta accadendo su forum, blog etc., ci vedo qualcosa di positivo.
    La tavola rotonda lucchese non risolverà nulla, punto.
    Sarei veramente uno stupido se pensassi a questo.
    Ma sbagliano quelli che la vedono così: one shot.
    Personalmente la vedo, piuttosto, per un piccolissimo passo verso una direzione giusta, perché se è vero che il nostro mondo è fatto di nani e ballerine, ci sono delle eccellenze tra autori, editori, librai, etc.
    Per eccellenze intendo teste veramente pensanti, che si sforzano di capire, senza preconcetti e senza quel godimento voyeristico che alcuni stanno sviluppando man mano che le esperienze personali vengono rivelate al mondo. Alcune di queste eccellenze Francesco dovrebbe conoscerle e anche molto bene, se non erro.

    Infine, Francesco: lo sai quanto ti stimi e ti voglia bene, ma mi spieghi cosa c'entra tiirare in ballo "mondo commerciale" e "mondo graphic novel" anche se solo per definire la tua identità artistica?
    Bazzico entrambi e penso che sia una risorsa il fatto che il fumetto sia tanto variegato

    Lo sai cosa penso che sia il male assoluto nel nostro piccolo (a volte patetico) mondo?
    L'uniformarci a quel lettore medio tanto da evitare, quanto virtuale: "leggo solo Bonelli", "Solo graphic novel, please!"," l'hocomprato perché ne ha parlato Vincenzo Mollica", "il fumetto? Manga, naturalmente. Perché, esiste altro?", "Chi è più forte, Hulk o la Cosa?".

    Perdonami se sono eccessivo. Lo so come la pensi, ma solo a leggerne, anche se, tutto sommato, fuori contesto, mi fa venire l'orticaria.
     
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  8. kettyformaggio
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    Duuunque, sulla piccola discussione tra Fau e Foolys vorrei dire una cosa. Penso che non si debba dare per scontato che chiunque legge questo forum sappia qual'è il percorso artistico di Barbucci e Canepa o di qualsiasi altro artista. Non è questione di "sottovalutare i lettori del forum" come dice Fau, ma semplicemente si approcciano alla lettura molti ragazzi che ancora non hanno scoperto il fumetto BD francese (mi è capitato spesso a delle fiere parlando con appassionati che non sapessero nulla di certi artisti famosi, io stessa ho molte lacune).

    Mando un saluto a Samurale che è tornato per chiaccherare qui con noi. Hai toccato talmente tanti punti col tuo discorso che non riuscirei a rispondere a tutto.

    IMO, Sono d'accordo con ADVirgilio, non amo il pessimismo che permea parte degli interventi che ci sono in questo topic. Ho letto molto pessimismo su parecchi blog e su tutti gli editoriali di FdA.
    Io non sono pessimista di natura, come pure kinart è nato per una spinta ottimista e costruttiva. Sono più che convinta che Passin Passetto le cose possano andare verso il miglioramento. Ribadisco per l'ennesima volta che la conoscenza porta al miglioramento, e questi discorsi che divulgano moltissime informazioni tra gli addetti ai lavori e tra gli appassionati portano a una maggiore consapevolezza, quindi un miglioramento.



    Comunque continuo con il mio riportare gli interventi che ritengo rilevanti sull'argomento.

    Cito da AFNews:
    www.afnews.info/wordpress/2010/09/f...to-di-edizione/

    CITAZIONE
    Fai fumetti? Studiati la Legge e il Contratto di Edizione
    Pubblicato da afNewsInfo su afNews.info
    8 set, 2010

    Per non passare anni a litigare ferocemente: prima di lavorare, controlla il contratto; prima di firmarlo, informati seriamente.
    Argomento di vitale interesse per chi fa fumetti, è il Diritto di Autore con annessi e connessi. Una lettura doverosa, per chi fa il mestiere del fumettista. In particolare, poi, gli articoli dal 118 al 135 (è la Sezione III della famosa legge sul diritto di autore), che descrivono il Contratto di Edizione, possono essere usati come riferimento doveroso di qualunque stesura contrattuale, nel settore dell’editoria fumettistica. Importante perché è un “contratto” inserito all’interno di una legge dello Stato, mica bruscolini, e ha una sua sostanza nell’esplicitare con discreta chiarezza diritti e doveri sia dell’editore sia dell’autore, nel porre limiti e paletti all’utilizzo del diritto di autore ecc. Da utilizzare anche come base da cui partire per un contratto migliorativo. Vale la pena perderci un poco di tempo, per non fare, poi, la figura degli sprovveduti o, peggio, dei polli. Sempre considerando di fare in seguito anche un salto al proprio sindacato (o associazione o federazione o confederazione o quel che è) di categoria, o dal vostro avvocato specializzato se ve lo potete permettere, per far dare una seria controllatina, nel merito e nella sostanza, al contratto che vi accingete a firmare, e/o ad onorare. Ma fatelo prima di firmarlo! Eviterete infinite discussioni, o peggio. Fumettista avvisato, mezzo salvato. E poi, come si dice, “patti chiari, amicizia lunga”. [Click qui www.afnews.info/wordpress/speciali/diritti-e-doveri/ per trovare tutti i riferimenti utili che abbiamo selezionato per voi fin qui, perché il vostro lavoro nel campo del fumetto possa essere il più tranquillo possibile.]

    Comunque RRobe Recchioni ha parlato parecchio nel sul blog di queste cose negli ultimi giorni, non ho letto tutti i commenti al suo blog. Ma se vi va potete farlo voi stessi.

    Ha scritto qualcosa qui su come vuole affrontare l'argomento http://prontoallaresa.blogspot.com/2010/09...-alla-fine.html

    Qui parla della sua visione dell'attuale stato del mercato del fumetto visto un pò dall'ottica del suo essere scrittore http://prontoallaresa.blogspot.com/2010/09...-la-moglie.html

    E in questo ultimo post entra nel nostro topic, quindi ve lo riporto in toto,
    http://prontoallaresa.blogspot.com/2010/09...e-boyscout.html

    CITAZIONE
    8.9.10
    [LAVORO] Predatori e Boyscout.

    Dunque, chi sono i cattivi?
    Il mercato, che costringe la piccola, media (e talvolta anche la grande) editoria a offrire contratti da fame?
    Non lo so.
    E' un esempio che ho fatto in precedenza ma lo ripeto perché, per me, è calzante:
    se non ho i soldi per aprire un ristorante, pagare i fornitori per avere materie prime di buona qualità, pagare i dipendenti e tenere il locale pulito e in ordine... forse sarebbe il caso che il ristorante io non lo apra.
    Perché a me cliente me ne frega poco dei tuoi problemi se il cibo fa schifo, il servizio è lento, il locale sporco e il conto salato. Ti sto pagando con soldi veri che mi sono costati fatica, pretendo che in cambio di quei soldi tu mi dia della roba buona.

    E allora la colpa è degli editori che fanno investimenti inadeguati rispetto alle loro ambizioni e che, per pareggiare i conti, presentano contratti offensivi fatti di acconti ridicoli di 200-300 euro (o, addirittura, senza nessun acconto), royalties al ribasso, diritti per la vendita all'estero deliranti e nessuna garanzia per il presente e, ovviamente, per il futuro?
    A meno che, nel farlo, non vi stiano anche puntando una pistola alla testa, intimandovi di firmarli, no, non sono loro i cattivi.
    Perché noi, dagli autori affermati ai wannabe dell'ultima ora, abbiamo tutti lo stesso super potere, quello di dire "No, grazie".
    Potere ancora più efficace nel settore dei romanzi grafici che, come detto nel post precedente, non garantisce la nostra sussistenza.
    Nella vita capita di accettare lavori per ragioni alimentari ma in questo specifico segmento del nostro settore, no.
    Perché non campi con un acconto, nemmeno con un acconto dignitoso di 2000 euro per 100 pagine di fumetto (e vari mesi di lavoro). E tanto meno, campi sulla base di royalties potenziali quanto fumose.
    Le ragione per accettare questo tipo di lavoro non può risiedere nella sussistenza e quindi prescinde da certe logiche. Possiamo accettare questo lavoro per l'esigenza creativa di fare qualcosa di diverso rispetto a quello che facciamo normalmente, possiamo accettarlo perché stiamo investendo su noi stessi e vogliamo farci conoscere, possiamo accettarlo perché abbiamo qualcosa da raccontare con il fumetto il fumetto seriale non è un contenitore adatto. E mille altri motivi.
    Ma la sussistenza, no. Se lo accetti perché credi di camparci, sei uno stupido e punto.
    Perché non puoi realmente credere che tu sarai l'eccezione che confermerà la regola. Che tu sari il nuovo Gipi. Che tu, da solo, sovvertirai le leggi del mercato e grazie alle royalties ci farai una barca di soldi. Per carità, potrebbe pure succedere, ma sarebbe da stupidi accettare un contratto economicamente svantaggioso (svantaggioso a prescindere, anche nel caso di contratti dignitosi) sperando che l'acqua si trasformi in vino.

    E allora i cattivi sono gli autori che questi contratti li accettano, permettendo di esistere a un mercato che in realtà non ne avrebbe la forza?
    In parte.
    Ma no, non sono nemmeno loro, non completamente, almeno.
    Perché sì, di fatto c'è un esubero di fumettisti pronti ad accettare qualsiasi condizione pur di pubblicare e sì, gli editori questo esubero lo sfruttano (e qui ci sarebbe da aprire una lunga e dolorosa parentesi sul come e il perché in edicola possano riuscire a guadagnare i cosiddetti bonellidi, ma mi avete chiesto di concentrarmi solo su questioni strettamente inerenti al mercato dei romanzi grafici e così farò)... ma non puoi condannare qualcuno perché ci sta provando con tutte le sue forze. Non puoi dirgli: tu non ha nemmeno il diritto di provarci.
    Sono davvero pochi gli autori che conosco che, quando hanno iniziato, non hanno accettato lavori sottopagati pur di mettere il piede dentro al nostro settore e dimostrare il loro valore.
    E certe volte gli è andata anche straordinariamente bene.

    E allora la colpa è delle scuole di fumetto, realtà che non fanno altro che peggiorare la situazione, facendo un mucchio di soldi con l'indotto dell'industria fumetto, reinvestendone pochissimi direttamente nel mercato e che continuano a sfornare wannabe fumettisti, anno dopo anno.
    Però, qualche autore bravo ne è uscito da queste scuole e, ad essere onesti, c'è un esubero ancora più grande di aspiranti musicisti, di aspiranti scrittori, di aspiranti qualsiasicosa e non mi pare che a nessuno venga in mente di mettere sotto processo i conservatori, le scuole di musica o le università.

    A che punto eravamo?
    Il mercato, no.
    Gli editori, no.
    Gli autori, no.
    Le scuole di fumetto, no.

    E se i cattivi fossero i lettori?
    Quei luridi bastardi che si ostinano a spendere così poco nei settori di nicchia e così tanto nel mercato di massa?
    Per puro amore della provocazione mi piacerebbe da matti tenere questa linea... ma non posso.
    Perché un lettore ha il sacrosanto diritto di farsi piacere quello che cazzo gli pare e non siamo noi a poter sindacare sui suoi gusti.
    Al massimo, dovremmo in qualche maniera educare il lettore a leggere, di più e meglio.

    E allora, il cattivo, è la cultura.
    La mancanza di una cultura della cultura.
    Il degrado culturale in cui siamo sprofondati dalla fine degli anni '70 a oggi.
    E gira che ti rigira, quando si parla di massimi sistemi, la colpa è sempre di Berlusconi.
    E il discorso diventa inutile.

    Il punto di questo sproloquio è semplice: bisogna tornare con i piedi per terra e prima di mettersi a cercare un colpevole e una cura per ogni male, bisogna capire il nostro ruolo e la nostra valenza rispetto al mercato. Cosa vogliamo, da dove veniamo e dove stiamo andando.

    Perché un contratto a zero acconto ma con royalties alte a partire dalla prima copia venduta, in un mercato adatto, ha fatto la ricchezza di gente come Frank Miller e Mike Mignola e, magari, fa fare la fame a qualche autore italiano che sono più di dieci anni che si sbatte in giro, da editore a editore, continuando a chiedersi perché i suoi fumetti non vendono (e la risposta non è mai semplice).
    Perché il problema, in un settore che, lo ripeto, non garantisce la sussistenza, non è quanto venite pagati, ma quanto venite valorizzati e quali condizioni vi vengono date di poter vincere.

    Chi è il cattivo?
    E' cattivo il mercato che viene manipolato da distributori in palese conflitto d'interessi e debito di ossigeno e idee.
    E' cattivo l'editore che vi offre un contratto con un acconto sulle royalties e poi non stampa abbastanza copie nemmeno per coprire quell'acconto.
    E' cattivo l'editore, che non vi offre nessun acconto sulle royalties, garantendovele alte e dalla prima copia venduta, e poi non mette il vostro fumetto nella condizione di vendere e a voi di guadagnare qualcosa.
    E' cattivo l'editore sprovveduto che non sa fare di conto, che non sa seguire e spingere i suoi prodottti e tutelare e valorizzare i suoi autori.
    E' cattivo qualsiasi, QUALSIASI, editore che chiede di venire pagato per pubblicare un libro (in campo letterario, proprio a causa dell'esubero dell'offerta rispetto alla domanda, un sacco tagliagole ci si sono fatti bei soldi in questa maniera em vista la situazione attuale, quanto ci vorrà prima che l'idea baleni in mente pure a qualche editore di fumetti?)
    E' cattiva ogni casa editrice che vi offre un contratto in evidente contraddizione con leggi che già esistono (come quella sull'inalienabilità del diritto d'autore o sulla proprietà degli originali).
    E' cattivo ogni aspirante fumettista che si offre di fare il lavoro di un altro per la metà dei suoi soldi.
    E' cattivo ogni fumettista che da sempre la colpa a fattori esterni e non si chiede mai se forse c'è qualcosa nel suo lavoro o nel suo modo di proporsi, o nelle scelte professionali che ha fatto, che non gli permette di riuscirci a campare.
    E' cattivo ogni fumettista che dal mercato ha solo preso e non ha mai dato.
    E' cattiva ogni scuola di fumetto che illude i suoi allievi.
    E' cattivo ogni lettore che non curioso.
    E' cattivo ogni autore che non cerca farsi largo con le sue forze e che invece implora l'intervento di una qualche autorità più in alto del mercato.

    ...e molti altri cattivi ci sarebbero.
    Ma tutte queste cose, basta dire NO e il problema è risolto.
    Pubblicare con un editore non è obbligatorio se le condizioni che vi sono state proposte sono per voi squalificanti.
    Non ne va della vostra vita visto che questo segmento non vi serve per vivere.
    Specie oggi, con internet che vi fornisce una visibilità superiore ai mille lettori (se va bene) che vi può garantire un volume stampata da qualche editore.
    Specie domani, con il digital delivery e l'autoproduzione da casa che vi porterà direttamente nei device elettronici e nelle carte di credito dei lettori, senza passare per nessuna filiera intermedia.

    In poche parole, per dirla con le sacre parole di Joe Hallenbeck, "noi boyscout abbiamo una filosofia semplice: il cielo è azzurro, l'acqua è bagnata e i predatori sono sempre in agguato e sempre più forti... il nostro motto è sii sempre pronto".

    Voi da che parte volete stare? Da quella dei predatori, o da quella dei boyscout?

     
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  9. kettyformaggio
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    :coshyna: Importante,
    Claudio Stassi torna ancora sull'argomento Tavola Rotonda (di cui è promotore) nel suo blog.
    Io vi riporto il suo intervento che è direttamente collegato a quelli che ho citato in precedenza.
    Al solito, vi invito a visitare il suo blog, molto bello e pieno di disegni.

    Ci tengo a precisare che io la penso praticamente allo stesso modo di Claudio. image

    http://stassiclaudio.blogspot.com/2010/09/...-dei-padri.html

    CITAZIONE
    mercoledì, settembre 08, 2010
    LE COLPE DEI PADRI....

    Roberto sul suo Blog ha riaperto l'argomento della Tavola Rotonda a Lucca.
    Alcuni mi hanno scritto stupiti perchè pensavano che su un tema così interessante, partecipasse attivamente anche lui all'incontro. Con Roberto, l'ho scritto qualche post fa, ripeto, ci siamo sentiti più volte su questi temi. Conoscevo perfettamente i suoi punti di vista e i suoi ragionamenti. Punti che condivido in parte e che gli avevo chiesto di esporre pubblicamente alla Tavola Rotonda.
    Ha preferito farlo sul suo blog, punto. Rispetto la sua scelta, come rispetto la scelta di altri autori che hanno deciso di non partecipare all'incontro. Ognuno è libero di fare, pensare e dire cioè che vuole e dove vuole.
    Però, lasciatemi dire un però.
    Visto che questo tema ha preso una strada sdrucciolevole, preferirei precisare alcune cose.

    E' vero che in Italia ci vorrebbe un senso comune di responsabilità degli esordienti, che non dovrebbero accettare un contratto irrisorio da parte di un editore, ma è pure vero che se l'editore (sicuramente più maturo dell'esordiente) non facesse certe offerte magari il problema non esisterebbe.
    E' vero che in Italia gli editori di "Graphic Novel" hanno sempre pagato poco, ma i pagamenti dei suddetti editori si stanno riducendo sempre più ogni anno che passa, tanto che non si parla più di prezzi tra i 1000 e i 4000 euro, qui si parla di zero euro come acconto e poi royalties sul venduto. Ai più fortunati vengono offerti 200-300 euro per un intero albo come anticipo sulle vendite ed è assurdo che questa stia diventando la prassi, la normalità.
    Beh, sarà normale, ma a me fa imbestialire.
    Qui in Spagna, e non sto parlando della Francia, ma della Spagna un mercato molto più piccolo di quello italiano con dati di vendita simili al nostro. Un contratto per una Graphic Novel viene proposto sulla base di vendite dell'intera tiratura e non su una parte (o in maniera forfettaria come si fa in Italia). Cioè tu stampi 3000 copie e la tua royalties è dell'8% ? tu avrai come anticipo le royalties dell'8% sull'intera tiratura, e la percentuale aumenterà se ci sarà bisogno di una seconda edizione del libro.
    I diritti per il mercato estero ovviamente restano degli autori.

    Inoltre.
    ... permettetemi una precisazione.
    Io non sono fra quelli che accetta i contratti senza se e senza ma. Chi mi conosce sa che non ho mai lavorato senza un giusto contratto. Senza cioè un compenso che mi permetta di vivere.
    E se devo rifiutare, rifiuto.
    Io con questo mestiere ci vivo.


    A me finora è andata bene perchè ho trovato editori che hanno creduto in me, e se abbiamo continuato la collaboarazione vuol dire che anche a loro va bene.
    Por suerte.

    Allora alcuni si chiederanno, "ma se TU vieni pagato e con questo mestiere ci campi perchè vorresti fare questa Tavola Rotonda? "
    Perchè credo non sia giusto girarsi dall'altra parte. Perchè l'Italia sta andando a rotoli per la gente che si gira dall'altra parte, perchè se un problema c'è invece di parlarne in rete è bene affrontarli di persona. In maniera costruttiva e non distruttiva o pessimistica. Perchè se c'è una crisi del mercato (e c è una crisi nel mercato) dobbiamo avere il coraggio di guardarci tutti negli occhi e dirci che in parte è anche colpa nostra, mettere un punto e analizzare (prima di trovare le soluzioni), ripeto, analizzare quali sono i problemi tutti assieme e se siamo capaci magari darci anche qualche risposta.

     
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  10. SAMURALE
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    CIAU KETTY!

    Preciso che il mio non e' pessimismo
    A volte come Aus mi sento lontanissimo da tutto questo... nel senso che scrivo e disegno fumetto per comunicare, o meglio condividere nel bene e nel male un qualcosa che ho.

    La mia paura e' che buttandosi in certi discorsi si perda il contatto con questo primo obiettivo che e' la causa scatenante della scelta di affrontare un lavoro del genere. PS preciso Non sono uno che si gira dall'altra parte anzi mi conosci e sono un Robin Hood incazzatissimo quando vede un'ingiustizia!

    l'ultima citazione che riporti del Rrobe poi non fa che confermare la necessita' di una maggiore cultura maturita' e consapevolezza, del (proprio) ruolo che si ha nel settore. Settore con i suoi pregi e i suoi difetti di cui ancora non si vuole prendere atto.

    O almeno fino ad oggi....come dici...e condivido pienamente il tuo ottimismo sull'affermazione che finalmente se ne parla e su piu' fronti.
     
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  11. ilcontedicagliostro
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    CITAZIONE
    Io non sono fra quelli che accetta i contratti senza se e senza ma. Chi mi conosce sa che non ho mai lavorato senza un giusto contratto. Senza cioè un compenso che mi permetta di vivere.

    Claudio Stassi ha pubblicato con Beccogiallo e dice che con i suoi editori non ha mai lavorato senza un compenso che gli permetta di vivere.

    Leonardo Valenti ha pubblicato con Beccogiallo e dice di avere preso 0 euro di anticipo e poi le royalties.

    Curioso. vero?

    Esistono due editori che si chiamano Becocgiallo. Uno che paga il giusto e uno che paga zero euro di anticipo?

    Qualcuno non l'ha raccontata tutta?

    O?

     
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  12. ilcontedicagliostro
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    Nell'attesa che qualcuno mi spieghi com'è che con lo stesso editore ci siano autori che dicono di essere stata pagati il giusto e altri che dicono di avere preso anticipo zero (0 euro) ma nessuno però tra tutti coloro che hanno aderito agli Stati Generali del Fumetto si è mai lamentato di questo editore, non nominandolo nemmeno di striscio tra i "cattivi", vi lascio qualche riflessione in merito:

    www.fumettodautore.com/magazine/cri...o-tante-domande

    ^_^
     
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  13. kettyformaggio
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    Cagliostro, ho informato Claudio della sua insinuazione e lui mi ha risposto testuale, tra i commenti del sul blog, una risposta che più chiara non si può:

    CITAZIONE
    Ketty,il mio post dice tutto. Se dico che per i miei lavori sono sempre stato pagato vuol dire che sono sempre stato pagato. Anche da BeccoGiallo. Sia io che Di Gregorio.

     
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  14. ilcontedicagliostro
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    CITAZIONE (kettyformaggio @ 8/9/2010, 22:44)
    Cagliostro, ho informato Claudio della sua insinuazione e lui mi ha risposto testuale, tra i commenti del sul blog, una risposta che più chiara non si può:

    CITAZIONE
    Ketty,il mio post dice tutto. Se dico che per i miei lavori sono sempre stato pagato vuol dire che sono sempre stato pagato. Anche da BeccoGiallo. Sia io che Di Gregorio.

    Stassi dice di essere stato pagato.
    Valenti invece dice di avere ricevuto zero euro di anticipo.

    Ma da quando c'è in giro la storia degli Stati Generali non ho mai visto nessun autore dire che Beccogiallo sfrutta gli autori.
    Eppure, mi è sembrato di leggere in giro per blog e forum che gli editori che non davano anticipi venivano accusati di sfruttare gli autori.

    Quindi come funziona? A parità di condizioni (zero euro di anticipo) c'è chi viene accusato di sfruttamento e chi no?

    Se è così c'è una grossa ipocrisia di fondo.
     
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  15. Enry84
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    CITAZIONE (Luca Erbetta @ 4/9/2010, 20:19)
    Forse per comprare un fumetto italiano dovrebbero trovare quello che trovano nel Manga.
    E per questo che dicevo: "Bisognerebbe riflettere sul perché questo è accaduto e come fare per invertire la tendenza".

    Forse gli autori e dli editori dovrebbero seriamente sperimentare di più.
    Vi rendete conto che per leggere un fumetto sull'antica Roma dobbiamo comprare materiale Francese o Giapponese?
    E per una serie sugli dei greco-romani dobbiamo cercare in Giappone o alla Marvel?

    Meditate, gente, meditate...

    Grande Luca.
    Per me i post tipo quello di RRobe (cattivi sono gli autori gli editori le scuole i lettori...) sono totalmente inutili. Possono aiutare forse a mettere a fuoco il problema (ma chi non l'aveva ancora messo a fuoco, a questo livello?), ma poi bisogna proporre soluzioni. E la soluzione non è, dal mio punto di vista, "imparare a dire no". Semplicemente perchè è improponibile. Se costringessimo l'autore esordiente a dire no ai lavori mal pagati, l'autore esordiente NON COMINCEREBBE MAI DA NESSUNA PARTE. Resterebbe esordiente (e forse neanche questo) a vita. E' OVVIO che tutti ci si adatta ai lavoretti mal pagati per farsi conoscere e per allungare il curriculum.
    Detto questo, la soluzione non è a valle, è a monte. Perchè il settore del fumetto si barcamena, perchè è in crisi, perchè diminuiscono i lettori? Evidentemente i prodotti non sono appetibili al grande pubblico. E' qui che bisogna lavorare. Prendere in mano una bella pila di fumetti stranieri che hanno avuto successo, aprirli e studiarseli senza pregiudizi, senza senso di inferiorità né di superiorità. Capire le ragioni del loro successo e provare a replicarne, anche in misura minore, le condizioni.
    E puntare sulla pubblicità. Qui ci sta l'esempio: anni fa, nessuno o quasi si filava l'opera, era una roba da pubblico ristretto, una roba noiosa, una roba incomprensibile perchènonsicapisceneanchequellochedicono. Poi è venuta la pubblicità rivolta al pubblico di massa, sono state organizzate le manifestazioni faighe e sono arrivate le trasmissioni in tv. E improvvisamente l'opera è diventata chic. Non capisci una bega di opera, non sai neanche chi sia Verdi, ma non importa, perchè l'opera è chic! Ed ecco che l'opera è diventata roba da grande pubblico. Pagante.
     
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859 replies since 14/6/2010, 18:27   25270 views
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